Le cifre dei morti under 20 per Covid sono state gonfiate? A sostenerlo è la Verità, che riporta i dati dell’Istat relativi al 2020. L’istituto riportava nove casi nella fascia 0-9 anni e dieci in quella 10-19. Quei dati erano emersi dai bollettini dell’Istituto superiore di sanità (Iss) e furono poi inseriti nel report finale del 29 dicembre 2020. In base a tale report, nel primo anno della pandemia Covid ci furono 19 morti tra gli under 20, ma veniva precisato che la tabella non includeva i casi per cui non sono noti sesso ed età, quindi il numero poteva essere maggiore. Invece, i morti furono assai meno. A smentire l’Iss, appunto, la revisione dell’Istat, che ha effettuato delle verifiche.



Il 26 maggio 2023 aveva comunicato le cause di morte in Italia nel 2020, ma il file per gli addetti ai lavori viene fornito su richiesta. Ad esaminarlo per la Verità l’esperto in statistica Eugenio Florean, il quale ha appreso che, in base agli accertamenti dell’estati, in realtà nel 2020 ci fu un solo decesso in fascia 0- 9 anni, e cinque morti in quel- la 10-19. In totale sei morti. Quindi, il report dell’Iss aveva moltiplicato i morti tra i bambini rispettivamente dell’800% e del 100%.



“ISS HA ALIMENTATO CONVINZIONE CHE COVID FOSSE LETALE NEI GIOVANI”

Dei cinque morti in fascia 10-19 indicati dall’Istat, solo solo furono con Covid identificato. «Non si comprende come mai il centro di riferimento per la salute nazionale abbia potuto fornire numeri così sbagliati. Alimentando nelle istituzioni e nei cittadini la convinzione che il Sars-CoV-2 avesse conseguenze letali nei giovanissimi», attacca Patrizia Floder Reitter sulle colonne della Verità.

Pur riconoscendo che è sempre meglio che nessun bambino muoia, la giornalista evidenzia come gli esperti abbiano alimentato nelle istituzioni e nei cittadini la convinzione che il contagio da Covid avesse conseguenze letali tra bambini e adolescenti, spingendo affinché la campagna vaccinale li coinvolgesse. Inoltre, si è sostenuto che fosse importante vaccinare i più piccoli per fermare il contagio, cosa che in realtà non è avvenuta. Non sono mancate le raccomandazioni anche per vaccinare i bambini “sani”, quelli cioè che non presentano particolari fattori di rischio né rischiano forme gravi di malattia e il ricovero in ospedale.