“Il nostro scopo è limitare l’estensione del contagio: dobbiamo evitare assolutamente che si arrivi a un milione di infettati a livello regionale. È la nostra soglia di sopravvivenza; oltre, l’epidemia diventa ingestibile e insostenibile”. All’indomani della decisione di Regione Lombardia di chiedere al governo l’istituzione, a partire da domani, giovedì 22 ottobre, del coprifuoco dalle 23 alle 5, Marco Trivelli, direttore generale della Sanità lombarda, fissa punto di rottura e obiettivi di quella che è una misura tesa a “ostacolare” una marcia del virus che al momento non mette ancora a repentaglio la tenuta di ospedali e terapie intensive. “I prossimi 12 giorni – avverte Trivelli – saranno decisivi: dovremmo vedere i primi risultati”. Altrimenti? “Bisogna ripensare le misure, anche un lockdown generale. Ma confidiamo che il segnale sia efficace”.



Ma cosa sta davvero succedendo in Lombardia? È andato storto qualcosa per essere precipitati in questa situazione di allarme?

No, il virus è stato circoscritto e sembra si sia quasi ritirato per accumulare nuova energia; non è stato eliminato e oggi ha ripreso, con ritmi che preoccupano. Stiamo cercando di fare in modo che la diffusione del contagio non si estenda troppo. Il nostro è il tentativo di fermare il contagio, non è un problema di risposta ospedaliera.



L’indice di contagiosità della Lombardia fin dove è salito?

Il tasso grezzo attuale si aggira sull’1,9, ma presto arriverà il dato esatto elaborato dall’Istituto superiore di sanità.

La situazione è davvero “esplosiva” come ha avvertito il professor Pregliasco?

Se i contagi raddoppiano ogni 10 giorni, sì.

Perché il coprifuoco dalle 23 alle 5?

Per ridurre il contagio senza bloccare la vita produttiva e la vita scolastica.

Che cosa vi aspettate dal coprifuoco?

Il nostro scopo è limitare l’estensione dei contagi, ci aspettiamo che il tasso di crescita diminuisca. Oggi in Lombardia abbiamo qualche centinaia di migliaia di contagi attivi, ma se raddoppiano ogni 10 giorni, quando si arriva a un milione di infetti la situazione diventa insostenibile e ingestibile dal punto di vista sanitario.



È il punto di rottura?

Sì, e dobbiamo evitarlo assolutamente. A marzo ci siamo trovati con 400-500mila contagi, ma noi oggi, che rispetto a sei-sette mesi fa siamo molto più forti e preparati, possiamo reggere fino ai 700-800mila. Però, se si arriva a un milione, e solo il 2% è da ospedalizzare, con 20mila ricoverati Covid il sistema non tiene più.

Il coprifuoco può essere l’anticamera di un nuovo lockdown generale?

Se non funziona, se i contagi raddoppiano ogni 10 giorni, sì, bisogna ripensare le misure. Ma confidiamo che il segnale sia efficace e oggettivo.

Quando si potranno vedere i primi effetti?

Entro 12-14 giorni.

Si può dire che è una misura più preventiva che propriamente emergenziale?

Non è una misura di controllo, è una misura di ostacolo alla corsa del virus. Non siamo in grado di controllare il Covid, vogliamo contrapporci al Covid.

Ricciardi ha proposto lockdown mirati: ci state pensando e possono funzionare?

Oggi credo che il Covid sia un’emergenza “shakerata”.

Che cosa intende per “shakerata”?

È distribuita dappertutto in modo uguale, il virus è molto diffuso, a tal punto che potrebbe accendersi un focolaio importante in brevissimo tempo. Faccio fatica a pensare ad aree circoscritte.

Non ci sono aree o province che preoccupano di più?

Monza-Brianza, Milano e Varese oggi sono le zone più colpite, ma sono aree vaste, non focolai di paese. Anzi, questi focolai locali li stiamo gestendo tutti.

Situazione e trend di ospedali e terapie intensive: sono in sofferenza?

Adesso la rete ospedaliera e le terapie intensive non sono in sofferenza. Abbiamo ancora ampi margini di posti letto.

Tradotto in numeri?

Oggi abbiamo 1.800 posti letto Covid disponibili in terapia intensiva e 11mila circa ordinari, sempre per il Covid, su una capacità complessiva in Lombardia di 35mila posti letto. La ricettività non manca.

Dove sta il problema, allora?

Non possiamo raddoppiare, arrivando a 3.600 posti in terapia intensiva e a 24mila ordinari.

Dove c’è affanno?

C’è pressione sui pronto soccorso, c’è una difficoltà a entrare nei reparti che è comprensibile e naturale, ma temporanea.

Perché?

La conversione dei posti letto Covid non è ovunque uniforme, ci sono strutture più rapide e strutture meno reattive.

Testing e tracing sono in difficoltà?

Sicuramente. Ogni contagio presuppone fino a 40-50 contatti e in più la gestione dei contatti attivi, perché bisogna seguire le chiusure, i controlli, le ripetizioni dei controlli. Se ogni giorno, per esempio, emergono in provincia di Milano mille contagi, vuol dire 40mila persone nuove da contattare, da mettere in isolamento e controllare. E i positivi da controllare in sequela.

Quanto fa paura Milano?

Milano fa paura per tutto. Oggi i positivi accertati sono quasi 25mila ed è vero che possiamo raddoppiare ancora una volta, ma non possiamo andare oltre.

(Marco Biscella)

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