La “forza” del coronavirus non si è attenuata. «Non è successo. L’analisi genetica, quella che conta, non lo dimostra». A spiegarlo è Alberto Mantovani, professore emerito di Immunologia e direttore scientifico dell’Humanitas di Milano, nell’intervista rilasciata oggi a La Stampa. E allora perché ci sembra che sia più “debole”? «Si confonde l’aggressività del virus con la malattia, che pare meno grave perché stiamo all’aperto, gli anziani sono più attenti e i giovani si ammalano meno». Ma il professor Mantovani ricorda che il “paziente 1” era un maratoneta 37enne e avverte che i bambini possono essere colpiti da una nuova malattia, «la Mis-C, che compare dopo il Covid-19». Ecco, il messaggio sbagliato del coronavirus attenuato sicuramente contribuisce a far abbassare la guardia. Servono, quindi, comportamenti responsabili. «Se il virus circola ora non succedono disastri, ma si prepara una seconda ondata».



MANTOVANI E LA ZONA ROSSA “PROBLEMA PIÙ GRAVE…”

La sfida attuale è spegnere subito i focolai di coronavirus, ma è importante anche prevenirli. È pur vero che la politica, in senso generale, non aiuta. «È utile armonizzare le regioni: i cittadini meritano poche regole chiare», afferma il professor Alberto Mantovani a La Stampa. Di sicuro, l’Italia sembra star meglio rispetto ad altri Paesi. La spiegazione è semplice per l’esperto: «Ha gestito meglio l’emergenza». Mantovani ha fatto il punto anche sul vaccino: «Due vaccini cinesi procedono, quello americano di Moderna pure, ma lo studio più grande e autocritico è quello di Oxford. Spero anche nella sperimentazione dello Spallanzani di Roma». Lui invece si sta occupando di ricerca, dalla genetica all’allenamento dell’immunità innata. «Ci sono dubbi sulla durata degli anticorpi e della memoria immunologica attivati dai possibili vaccini». Non manca un attacco alla politica. «Il problema più grave è stato il ritardo sulla zona rossa bergamasca, ma quello non è dipeso dagli scienziati».

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