Un importante studio inglese pubblicato su Lancet ha messo in evidenza per la prima volta quali siano le complicanze più frequenti in chi ha contratto il covid in forma grave, venendo quindi ricoverato in ospedale. Stando a quanto emerso, la metà dei pazienti che finisce allettato, sviluppa delle complicazioni, il risultato di uno studio eseguito su ben 70mila pazienti di 302 diversi nosocomi del Regno Unito, il più completo mai realizzato nel suo genere. Le complicanze principali sono state di natura cardiovascolare, gastrointestinale o epatica come trombosi, ischemia, meningite, danno renale acuto, pancreatite, coagulazione intravascolare disseminata e infezioni, e in totale sono state sviluppate da 36.367 pazienti ricoverati dal 17 gennaio al 4 agosto dell’anno scorso. La maggior parte delle conseguenze si è avuto negli over 60, ma anche il 27% di ragazzi sani di età 19-29 e il 37 di quelli 30-39, hanno mostrato una complicazione, dovuto soprattutto all’incapacità di badare a se stessi dopo le dimissioni.
Un fattore, scrivono i ricercatori, che “potrebbe causare un notevole sforzo sull’assistenza sanitaria e sociale nei prossimi anni, dato che è probabile che queste complicazioni abbiano importanti impatti sia a breve che a lungo termine”. L’autore del lavoro, Calum Semple, professore dell’università di Liverpool, sottolinea il fatto che questo studio “contraddice le attuali narrazioni secondo cui Covid è pericoloso solo nelle persone con morbilità preesistenti e negli anziani. Sfumare e contribuire al dibattito scientifico intorno a tali narrazioni è diventato sempre più importante. La gravità della malattia al momento del ricovero è un predittore di complicanze anche nei più giovani, quindi la prevenzione richiede una strategia adeguata, a partire dalla vaccinazione”.
COVID, META’ DEI RICOVERATI HA AVUTO COMPLICANZE: UNO SU 4 COLPITO AI RENI
Ewen Harrison, co-autore dello stesso studio e prof dell’ateneo di Edimburgo, ha aggiunto: “Ora abbiamo una comprensione più dettagliata del Covid e dei rischi che comporta, anche nelle persone giovani e sane. La nostra recensione evidenzia alcuni modelli e tendenze approfonditi che possono informare i sistemi sanitari e le risposte dei responsabili politici agli impatti di Covid”. Una persona sui tre dei casi esaminati è morta, mentre una su quattro ha avuto un problema renale, e uno su cinque alle vie respiratorie; le complicanze più comuni sono state il danno renale acuto, la sindrome da distress respiratorio, il danno epatico, l’anemia e l’aritmia cardiaca.
“La nostra ricerca ha esaminato un’ampia gamma di complicanze e scoperto che il danno a breve termine a diversi organi è estremamente comune – sono le parole del dottor Thomas Drake dell’Università di Edimburgo – queste complicazioni si sono mostrate in tutte le fasce d’età, non solo nelle persone anziane o in quelle con condizioni di salute preesistenti. Noi continueremo a monitorare lo stato di salute dei partecipanti, per capire se ci saranno effetti a lungo termine dell’infezione”. Così infine la ricercatrice Aya Riad che consiglia di “analizzare” il covid non soltanto come malattia mortale ma anche come infezione che lascia pesanti strascichi: “Con l’alto rischio di complicanze e l’impatto che hanno sulle persone, è importante che, quando si prendono decisioni sul modo migliore per affrontare la pandemia, che non venga tenuta in considerazione solo la morte. Così facendo, si rischia di sottovalutare il vero impatto, in particolare nei giovani che hanno maggiori probabilità di sopravvivere a un Covid grave“.