Con l’esplosione della pandemia da Coronavirus le strutture hanno dovuto affrontare con estrema attenzione il problema, cercando le risposte più mirate per far fronte all’emergenza, al fine di contenere quanto più possibile la diffusione del virus. Indire, l’Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Innovativa, nel suo rapporto dal titolo “Misure per la riapertura delle strutture per l’educazione e cura della prima infanzia nell’emergenza Covid-19 in alcuni paesi europei”, ha evidenziato quali sono le principali differenze tra i vari Paesi d’Europa. Nel documento è possibile leggere quali sono le misure adottate dai vari Paesi in merito alle strutture che accolgono i bambini fino a 6 anni e non solo, sia durante il lockdown che nella fase 2. Ad essere presi in esame sono stato Belgio (Comunità francese), Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Islanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna.



Dal report emerge come durante il periodo del lockdown in tutti i Paesi europei presi in esame siano state adottate le medesime misure, ovvero la chiusura totale delle strutture educative o l’apertura solo parziale. In pochi casi le scuole sono rimaste aperte a tutti. Le realtà che hanno riaperto hanno inizialmente adottato misure simili come la rinuncia al distanziamento sociale tra bambini e tra bambini ed educatori; lavaggio costante delle mani; consumo dei pasti regolamentato; uso degli spazi aperti e giochi igienizzabili con facilità; didattica organizzata per piccoli gruppi; limitazione del numero di adulti che possono accedere alla struttura.



COVID, MISURE RIAPERTURA SCUOLE IN ALCUNI PAESI D’EUROPA

Con l’esplosione del Covid, in Belgio il lockdown è stato fino al 4 maggio. In quel periodo, spiega il report, i centri di cura  per l’infanzia hanno fornito un servizio alle famiglie che lavorano nei cosiddetti settori “essenziali” ed a quelle in difficoltà. Dal 4 maggio i bimbi sono tornati nei centri per l’infanzia. Con l’allentamento delle misure si è stabilito che il gruppo classe sia considerato una “bolla di contatto” non superiore a 20 alunni fino alla fine dell’anno. In Estonia in piena emergenza le strutture per l’infanzia non sono state chiuse anche se a livello statale i genitori sono stati incoraggiati a tenere i propri figli a casa e la maggior parte dei bambini è rimasta a casa durante la crisi. In funzione anche le strutture scolastiche in Finlandia nonostante la raccomandazione a tenere dove possibile i bambini a casa; con un maggiore allentamento delle misure tra fine aprile e maggio, è stato dimostrato come i bambini non sarebbero una fonte di infezione da Covid stabilendo così che l’apertura della scuola sia sicura. In Francia si è deciso per la riapertura progressiva della scuola dall’11 maggio su base volontaria, ovvero i genitori potevano decidere se mandare a scuola i figli o proseguire con la didattica a distanza.



Tra gli altri Paesi in esame anche l’Islanda, dove le scuole sono rimaste aperte ma con restrizioni revocate dal 4 maggio. In Norvegia la riapertura degli asili è avvenuta il 20 aprile, mentre l’11 maggio anche le altre scuole. In Portogallo si è insistito con l’uso obbligatorio di mascherine negli spazi chiusi per alunni e insegnanti oltre alle altre raccomandazioni note come lavaggio delle mani e igiene delle vie respiratorie oltre alla distanza fisica. La riapertura in Slovacchia è avvenuta dal primo giugno, mentre in Slovenia dal 13 maggio. La Spagna ha adottato un processo graduale di allentamento del lockdown con riapertura per i centri della prima infanzia dal 25 maggio ma solo per famiglia in difficoltà. QUI il report completo