Dopo l’attacco del Wall Street Journal alla gestione della campagna vaccinale anti Covid, tocca a Newsweek raccogliere lo scetticismo della comunità scientifica, ma stavolta sulla gestione della pandemia, perché gli errori commessi potrebbero aver causato molti morti. Sulle colonne dello storico settimanale statunitense ha trovato spazio l’analisi del dottor Kevin Bass, MD-PhD della Scuola di Medicina in Texas. “È ora che la comunità scientifica ammetta che ci siamo sbagliati sul COVID e che questo è costato vite umane“, esordisce il medico, che premette di intervenire in qualità di ricercatore. Nessun dubbio da parte sua sugli sforzi delle autorità sanitarie pubbliche, infatti è sceso in campo al loro fianco per il lockdown, i vaccini e i richiami. “Mi sbagliavo. Noi della comunità scientifica ci sbagliavamo. E questo è costato vite umane“, ammette Kevin Bass.



Scrive, infatti, di aver capito che “la comunità scientifica, dai CDC all’OMS, alla FDA e ai loro rappresentanti, ha ripetutamente sopravvalutato le prove e ingannato l’opinione pubblica sulle proprie opinioni e politiche, tra cui l’immunità naturale contro quella artificiale, la chiusura delle scuole e la trasmissione delle malattie, la diffusione dell’aerosol, l’obbligo delle mascherine, l’efficacia e la sicurezza dei vaccini, soprattutto tra i giovani“. Il problema è che molti di questi errori persistono. Ma ancor più importante del singolo errore è l’approccio complessivo della comunità scientifica che, a detta del ricercatore americano, è “intrinsecamente difettoso. Un errore che ne ha minato l’efficacia e che ha provocato migliaia, se non milioni, di morti evitabili“.



“SCIENZIATI DOVREBBERO ANALIZZARE GLI ERRORI”

Uno degli errori commessi, secondo il dottor Kevin Bass, è che è stata creata “una politica basata sulle nostre preferenze e l’abbiamo giustificata con i dati. E poi abbiamo dipinto coloro che si opponevano ai nostri sforzi come fuorviati, ignoranti, egoisti e malvagi“. Sulle colonne di Newsweek evidenzia che la scienza è stata trasformata in uno sport di squadra, ma così non era più scienza. “La nostra reazione emotiva e la radicata partigianeria ci hanno impedito di vedere il pieno impatto delle nostre azioni sulle persone che dovremmo servire. Abbiamo sistematicamente minimizzato gli aspetti negativi degli interventi che abbiamo imposto“. Così è stata violata l’autonomia di poveri, operai, piccoli imprenditori, neri e latinos, bambini. “La maggior parte di noi non si è espressa a favore di punti di vista alternativi e molti hanno cercato di sopprimerli“.



Dunque, c’è anche un riferimento ad una severe censura “spesso non sulla base di fatti, ma solo sulla base di differenze di opinione scientifica“. Proprio l’emarginazione di chi aveva un pensiero diverso ha spinto molte persone a orientarsi verso teorie cospirative. L’altro effetto negativo è aver suscitato un profondo senso di sfiducia. “Abbiamo assistito a una massiccia e continua perdita di vite umane in America, dovuta alla sfiducia nei vaccini e nel sistema sanitario“. C’è un modo per ripristinare la fiducia dell’opinione pubblica nella scienza: “Gli scienziati dovrebbero discutere pubblicamente cosa è andato bene e cosa è andato male durante la pandemia e dove avremmo potuto fare meglio“.