La pandemia di Covid tuttora in essere e il Natale trascorso “in isolamento” dagli italiani ha rappresentato un’autentica mazzata psicologica, favorendo il deflagrare dell’ansia e dello stress. A riferirlo, nel corso di un’intervista concessa ai microfoni dell’agenzia di stampa nazionale Adnkronos Salute, è stato David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi, il quale ha evidenziato che, proprio in virtù dei mutamenti repentini connessi al Coronavirus, si sta creando “una sovrapposizione che, dopo il terzo inverno di emergenza sanitaria, ha aumentato la stanchezza e l’ansia degli italiani. C’è preoccupazione, perché non si vede la fine anche dopo aver diligentemente fatto tre dosi di vaccino e poi c’è anche l’incremento delle quarantene”.
Il professor Lazzari ha parlato anche di “una situazione di stress psicologico che mette in sofferenza gli anziani e i più giovani, con un Natale spesso rovinato per l’isolamento o il sospetto di essere contagiati. L’ultimo colpo ad una situazione già pesante. Mini-quarantena per i vaccinati entrati in contatto con un positivo? Si tratta di una questione medica, quindi se c’è l’ok del Cts vuol dire che si può fare. Certo, una riduzione ha effetti positivi dal punto di vista psicologico”.
COVID, NATALE E ANSIA: IL MIX DELLE FESTE 2021-2022 CHE PREOCCUPA GLI PSICOLOGI
In riferimento al mi composto da Covid, Natale e ansia, il dottor Lazzari ha asserito ad Adnkronos Salute che “siamo abituati a vivere il Natale e la fine dell’anno come un momento per ritrovarsi e guardare con ottimismo al futuro. L’attuale situazione epidemica rende tutto molto più difficile, viene alimentato un calderone di disagio psicologico e di disturbi d’ansia che si va riempiendo in due anni di pandemia. E purtroppo per attenuarlo dal punto di vista psicologico è stato fatto davvero poco”.
Per l’anno che verrà (e che è ormai davvero prossimo a giungere, ndr), c’è la necessità di “una riflessione generale sull’uscire dalla pandemia diversi da come ci siamo entrati. Tutta questa storia deve farci ripensare il modello di sviluppo economico e sociale, altrimenti non sarà servita davvero a niente”.