Sulle pagine del quotidiano francese Le Parisien di oggi il virologo Bruno Lina si è voluto inserire nel dibattito sull’origine del covid, commentando di fatto le dichiarazioni dell’FBI e del Dipartimento dell’Energia americano secondo cui sarebbe originato nel laboratorio di Wuhan. Entrambi gli enti sono convinti che sia stato diffuso in modo accidentale, mentre secondo il virologo francese, che lavora all’Università di Lino ed è membro del Comitato per il monitoraggio dei rischi sanitari la pensa diversamente.
Secondo Bruno Lina, infatti, l’ipotesi che il covid sia nato in laboratorio “non ha alcuna base scientifica e, ad oggi, non abbiamo nuovi elementi che ci permettano di riaprire il caso”. Secondo lui “purtroppo non sappiamo ancora da dove sia arrivato il virus. L’ipotesi più probabile è che sia da un serbatoio animale, probabilmente il pipistrello, perché alcuni dei coronavirus che circolano nei pipistrelli sono molto simili al SARS-CoV-2″. Spiega, infatti, che il covid probabilmente è passato dal pipistrello all’uomo attraverso un altro animale “forse presente nel mercato di Wuhan”. La chiave sarebbe in quell’ospite intermedio, dove “ha potuto moltiplicarsi, accumularsi e stabilizzare le mutazioni che gli hanno permesso di infettare gli esseri umani”.
Lina: “Non sapremo mai da dove è nato il covid”
Insomma, il virologo francese Bruno Lina non crede affatto all’ipotesi della diffusione accidentale del covid, ma ritiene anche che “è impossibile avere la certezza che non ci sia stata una fuga. Se valutiamo le due ipotesi”, spiega però, “la più probabile è l’origine naturale e non quella accidentale”. Importante, però, sarebbe in questo momento capire che “dobbiamo smettere di girare in tondo e di far perdere tempo a tutti”.
Il problema, spiega, è che “la cooperazione con la Cina per determinare l’origine del covid non sta avvenendo e non avverrà mai. Siamo a tre anni di distanza dalla comparsa del virus e oggi è molto complicato ottenere i dati che avrebbero dovuto essere raccolti all’epoca”. Una circostanza se non altro frustrante, perché lo scopo di capire l’origine del virus sarebbe “garantire che una simile pandemia non si ripeta mai più. Ma poiché manca un anello della nostra conoscenza, rischiamo di non vedere la sua comparsa”. Oltre al covid, infatti, il virologo è convinto che “quello che abbiamo sperimentato con il virus può accadere di nuovo. Finché non comprendiamo il meccanismo di trasmissione, è impossibile dire che la prossima volta faremo meglio”.