Covid arriva dagli animali? Secondo Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano, no. L’esperto è intervenuto a Cusano Italia Tv, spiegando che, a suo giudizio, “è successo qualcosa che non doveva accadere” e che il SARS-CoV-2 ha una diffusività enorme, ma una mortalità relativamente bassa e “questo ha generato dei dubbi e delle perplessità”.
Soltanto nelle scorse ore avevano ripreso quota le tesi secondo cui la pandemia di Coronavirus sarebbe figlia di un errore di laboratorio e ora le dichiarazioni di Clementi escludono la pista del salto di specie. Dopodiché, il professore si è concentrato sui vaccini e sulla scelta della Gran Bretagna di utilizzare la strategia dell’unica dose di AstraZeneca al fine di garantire una protezione globale che ha fermato l’epidemia Oltremanica. “Chapeau a Johnson – ha asserito –, ma è evidente che non aveva fatto i conti con alcune evenienze, come ad esempio la variante indiana che è particolarmente pronta a infettare anche persone con anticorpi, soprattutto quelle che non hanno un’immunità elevata”.
CLEMENTI: “TERZA DOSE VACCINO? SI VEDRÀ IN AUTUNNO”
Dopo avere escluso il legame Covid-animali, il dottor Massimo Clementi a Cusano Italia TV ha poi detto che si deciderà in autunno se la terza dose di vaccino anti-Covid sarà necessaria, in quanto tra settembre e ottobre avremo una valutazione complessiva della situazione, ovvero quanti soggetti saranno vaccinati, quanti avranno raggiunto l’immunità completa e le indicazioni dell’industria farmaceutica. Peraltro, i sieri anti-Covid possono essere modificati in modo sartoriale rispetto al virus che circola e questo è il grosso vantaggio che la tecnologia dell’Rna messaggero ha dato all’umanità, anche e soprattutto nell’approccio alle malattie infettive. Infine, Clementi non ha lesinato alcune frecciate ai “virologi-non virologi” che sono intervenuti ripetutamente in televisione in tutto questo anno e mezzo di pandemia: “Sono persone più abituate al cabaret che non alla scienza. Hanno rappresentato, soprattutto nei media, un elemento distruttivo nei confronti della disciplina scientifica. Dobbiamo preparare dei virologi veri per il domani, persone che lavorano all’interfaccia tra mondo animale, umano e naturale, perché epidemie di questo tipo nascono lì”.