«Responsabilità, valori e coscienza»: sono questi i punti fondanti che dalla “Laudato sì” alla “Fratelli tutti” di Papa Francesco vengono raccolti nella riflessione attuale della Fondazione Centesimus Annus pro Pontifice, la realtà vaticana nata nel 1993 per studiare, capire ed applicare i principi della dottrina sociale della Chiesa. La cura della casa comune (l’ambiente) e per la persona umana, per questo serve una maggiore responsabilità che possa condurre l’umanità ad un futuro migliore dopo la pandemia dell’ultimo anno e mezzo. Il prossimo ottobre 2021 la Fondazione terrà una conferenza internazionale sui temi della solidarietà, cooperazione e responsabilità, tutto per un mondo più inclusivo ma non per questo “eliminante” le differenze tra culture, religioni ed esperienze.
«La pandemia ha evidenziato quelli che sono i limiti della tecnologia e del suo rapporto con gli esseri umani», ha spiegato a Vatican News Eutimio Tiliacos, segretario generale della Centesimus Annus. In questo orizzonte, la tecnologia ha posto non pochi problemi di natura etica e di rapporto con l’etica stessa: enunciati nelle due encicliche del Papa (Laudato sì e Fratelli tutti), «In particolare il tema centrale che lega queste due encicliche è quello della responsabilità umana rispetto all’uso delle tecnologie, all’utilizzo di un qualcosa che da una parte porta dei benefici e dall’altra può provocare dei problemi, in quanto andiamo ad alterare non solo l’ambiente, ma in casi estremi addirittura la stessa persona umana, intervenendo su di essa».
LA RESPONSABILITÀ E LA CURA
Nella riflessione offerta dalla Fondazione vaticana, spiega ancora Tiliacos, non si punta l’attenzione solo sul fronte “green” ma sull’elemento “sociale” della dottrina offerta da Papa Francesco: «Il Santo Padre ha ribadito in modo molto forte come non esista una crisi solo ambientale o solo sociale: sono – sottolinea Tiliacos – due facce assolutamente dello stesso problema. Per fare questo è chiaro che bisogna intervenire sulla personalità, sulla mente, sullo spirito di ciascuna persona e in particolare di coloro che hanno maggiori responsabilità per la conduzione degli affari, sia sotto il profilo politico sia sotto il profilo economico a livello mondiale, a livello nazionale ma anche a livello più strettamente locale». La via insegnata dal Papa, osserva ancora la Fondazione Centesimus Annus, è l’introduzione di un metodo “duplice”: «dando la responsabilità all’individuo di poter intervenire a ritroso su ciò che di imperfetto, di sbagliato è stato fatto in passato, porta ad assumere una responsabilità non solo per ciò che il singolo può fare o sta facendo attualmente ma per quello che è stato fatto in passato». Un metodo che porta alla lunga ad una responsabilità sempre più ampia nei confronti del mondo intero e dell’intera umanità: «anche di coloro che noi non vediamo e non vedremo mai perché sono persone che abitano in parti differenti del mondo, con cui non entreremo mai in contatto, ma che subiscono gli effetti di ciò che facciamo, come noi subiamo gli effetti di ciò che fanno altri».