La presunta origine del Covid nel mercato di Wuhan potrebbe essere confermata da dati rimasti online solo per poche settimane. La biologa evolutiva Florence Débarre, intervistata dal Guardian, si è imbattuta accidentalmente in alcuni dati caricati su un database scientifico, qualche settimana dopo la comparsa del virus, e poi scomparsi poco tempo dopo. La scienziata ha pubblicato la sua scoperta, assieme ai colleghi, dei dati genetici provenienti da tamponi prelevati al mercato ittico di Huanan a Wuhan, in Cina, nelle settimane successive alla comparsa del Covid-19.
La scienziata si è imbattuta per caso nei file che confermerebbero la presenza di animali infetti nel mercato di Wuhan. Florence Débarre è ricercatrice senior presso il Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica francese ed è tra i numerosi scienziati che hanno tentato di ricostruire il percorso e l’origine del virus a partire dalla fine del 2019. A inizio del mese di marzo 2020, Débarre stava cercando dei dati sul database Gisaid quando ha notato qualcosa di insolito: migliaia di sequenze genetiche grezze provenienti da tamponi che gli scienziati cinesi avevano prelevato all’inizio del 2020 dai pavimenti, dalle gabbie, da pareti e superfici del mercato di Wuhan, proprio dove erano stati rilevati i primi casi di Coronavirus.
Origine Covid a Wuhan, migliaia di dati spariti: siamo vicini a scoprire primo focolaio?
L’ipotesi che il Covid sia nato nel mercato di Wuhan è partita dalla casuale scoperta di una biologa, che si è imbattuta in alcuni importanti dati prima che fossero cancellati dopo poche settimane, mentre la pandemia infuriava nel resto del mondo a inizio 2020. Mentre alcuni funzionari cinesi hanno ipotizzato che Wuhan non sia stato il luogo dove il Coronavirus ha compiuto il salto dall’animale all’uomo, bensì la zona che ha contribuito alla sua diffusione tra gli esseri umani, la scoperta di Débarre sembra fornire un’altra versione. Nei dati visionati dalla scienziata, infatti, veniva menzionato più volte il nome latino del cane procione, animale altamente suscettibile alle infezioni da coronavirus e capace di diffonderlo in quantità sufficienti da infettare non solo gli altri animali ma anche l’uomo.
Inoltre, il DNA di questo animale è stato trovato nei tamponi analizzati da Florence Débarre. Ora il passo successivo sarà ricostruire il percorso, spesso illegale, che ha portato i cani procione a Wuhan e capire se condurrà ancora più vicino all’origine del Covid, che si sospetta ancora essere partito dai pipistrelli. Al momento, il database Gisaid ha dichiarato di aver rimosso i dati in quanto incompleti e parte di uno studio ancora in revisione, mentre Débarre denuncia una mancanza di collaborazione da parte della piattaforma.