Covid, la fine della pandemia è vicina e il virus non rappresenta più un rischio per il mondo. L’opinione del virologo e presidente di Aifa, Giorgio Palù, intervistato dal Corriere della Sera che sottolinea come “Presto il covid resterà come variante di una malattia stagionale al pari dell’influenza“. Il professore dice anche che “l’Oms preso dichiarerà la fine ufficiale della pandemia”, con dati dimostrabili sulla minore circolazione del virus e sulle varianti attuali che non rappresentano più un grave problema per la popolazione“. Fino ad ora però la decisione è in ritardo perchè “Si è deciso di temporeggiare, in quanto si stanno studiando ancora le incidenze di ricoveri e mortalità“.
Ma il Covid non colpisce più come prima e la dimostrazione arriva dal fatto che “L’ultima variante ‘Arturo‘ provoca sintomi molto lievi, causa semplici raffreddori e congiuntiviti, resta molto infettiva ma fortunatamente non scende ai polmoni, si ferma alle prime vie respiratorie“. Quindi la prossima campagna vaccinale sarà basata su una dose che fungerà da profilassi per l’ultima variante Covid e da prevenzione per l’influenza. Mentre per il richiamo in quarta dose Palù avverte che “Ha senso solo per le persone ricoverate in lungodegenza e per gli anziani over 80“.
Covid, Giorgio Palù “Vaccini attuali proteggono al 30%”
Parlando di vaccini, il professor Giorgio Palù nell’intervista afferma che “Quelli attuali proteggono al 30% dall’infezione e al 90% da morte e malattia grave. Hanno salvato decine di milioni di persone nel mondo“. Il princolape problema però è stato che il Covid muta molto in fretta, e quindi, non sempre è stato possibile stare al passo con l’evoluzione del virus.
Parlando poi di presunti errori commessi dalla comunità scientifica internazionale, anche italiana, Palù dice che “Si trattava di una malattia del tutto nuova e di un coronavirus sconosciuto che per la prima volta colpiva un’umanità completamente esposta e indifesa“, dunque la scienza è rapida ma sempre più lenta del virus. Concludendo quindi, le colpe se ci sono state, sono dovute a scelte compiute in emergenza e per prudenza. “Inconcepibile pensare a decisioni strategiche che non siano state prese per il meglio, in scienza e coscienza“. Certo è che che si possono commettere errori quandi si deve agire in “tempi critici”.