Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, ha rilasciato un’intervista ai microfoni del quotidiano “Il Mattino”, pubblicata sull’edizione in edicola domenica 13 febbraio 2022. L’esperto, il cui volto è divenuto decisamente familiare agli occhi degli italiani in questi ormai due anni di emergenza sanitaria, complici le sue apparizioni all’interno dei programmi televisivi, ha espresso il proprio punto di vista proprio circa la pandemia di Covid-19, sottolineando che su questo fronte parrebbero palesarsi segnali di grande incoraggiamento, in grado di far tirare un sospiro di sollievo a tutti noi.



In particolare, saremmo prossimi alla fine della pandemia: “Molti osservatori, anche a livello internazionale indicano questa possibilità”, ha asserito senza ricorrere troppo alla retorica il professor Remuzzi, sottolineando tuttavia come sia necessario mantenere sempre molta prudenza davanti a sistemi caotici come quelli pandemici, in quanto le molteplici variabili in gioco (e sono davvero numerose) non consentono previsioni attendibili al 100 per cento.



GIUSEPPE REMUZZI: “VACCINI SEMPRE PIÙ EFFICACI CONTRO LE VARIANTI”

Nel prosieguo della sua chiacchierata con i colleghi della testata giornalistica “Il Mattino”, il professor Remuzzi ha altresì rimarcato che sono sostanzialmente due le condizioni che consentano di scorgere la fine del Covid-19 e che, in questo momento, sono ambedue presenti a livello globale: in primis c’è la variante Omicron, che nei fatti ha praticamente rimpiazzato Delta, arrivando a rappresentare oltre il 99% dei casi. In seconda battuta, inoltre, va considerata come sia decisamente folta la platea delle persone vaccinate in Italia, con una quota percentuale che supera il 90%.

Certo, altre varianti del Covid-19 non mancheranno di palesarsi nei mesi a venire, però, ha chiosato Giuseppe Remuzzi, l’adattamento del virus all’ospite umano che riduce la virulenza dovrebbe andare avanti e probabilmente ci vaccineremo tutti gli anni, come per l’influenza stagionale, in quanto avremo vaccini sempre più adattati alle varianti e impareremo a controllare questa malattia, proprio come abbiamo ormai da tempo imparato a fare con l’influenza”.