Il virus Sars-CoV-2 non usa solo la proteina spike per infettare le cellule nei polmoni, ma ha anche altri bersagli e vie molecolari per colpire. Infatti, uno studio pubblicato nei mesi scorsi su Vaccines ha evidenziato che la proteina spike e il suo dominio di legame con il recettore (RBD) hanno come bersaglio anche il recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR). Quindi, i ricercatori dell’United Arab Emirates University e della Qatar University hanno dimostrato per la prima volta l’attivazione dell’EGFR da parte della proteina spike del coronavirus, aprendo nuove prospettive nel trattamento dei pazienti affetti da Covid. In altre parole, il virus può utilizzare anche il recettore del fattore di crescita epidermico espresso sulle cellule epiteliali polmonari come bersaglio per il suo ingresso nell’organismo.



Abbiamo riscontrato che la proteina spike e il suo dominio di legame con il recettore (RBD) hanno anche provocato l’attivazione della sopravvivenza in cellule di cancro al polmone”, scrivono i ricercatori. Ciò per gli scienziati potrebbe rappresentare “un solido razionale molecolare e cellulare per spiegare l’aumento del rischio di infettività da Sars-CoV-2 e la sua gravità nei pazienti affetti da cancro”. Infatti, altri studi hanno dimostrato che i pazienti affetti da cancro sono più vulnerabili all’infezione da coronavirus. “Anche se Covid ha un basso tasso di mortalità, i pazienti affetti da cancro e Covid presentano un tasso di mortalità almeno tre volte superiore”.



COVID E CANCRO: IL RUOLO DELLA PROTEINA SPIKE E DEL FATTORE DI CRESCITA EPIDERMICO

Lo studio mostra come la proteina spike interagisca anche con il recettore del fattore di crescita epidermico, le cui mutazioni e alterazioni sono coinvolte in molti tumori, a partire da quello ai polmoni. Infatti, i ricercatori fanno notare come sia interessante il fatto che “i pazienti affetti da cancro che hanno ricevuto una terapia mirata che include gli inibitori della tirosin-chinasi dell’EGFR hanno mostrato il tasso di mortalità più basso rispetto ai pazienti affetti da cancro che hanno ricevuto immunoterapia, chemioterapia o chirurgia”. Non è la prima volta, però, che si scopre il ruolo dell’EGFR nella patogenicità di virus e batteri. Infatti, è coinvolto anche durante l’infezione influenzale.



Il nostro studio rivela una possibile base molecolare per le complicazioni e la gravità del Covid osservate nei pazienti oncologici”. Tanto è bastato per scatenare i no vax, che hanno criticato l’uso della proteina spike nella realizzazione dei vaccini anti Covid. Ma quella prodotta dai vaccini non entra in circolo, e se riesce a farlo lo fa in quantità minime. In generale, infatti, sparisce in 72 ore nel sito di iniezione, motivo per il quale a preoccupare dovrebbe essere l’impatto della proteina spike del Covid, come conferma appunto tale studio.