Sarebbero cinque i verbali del Comitato tecnico scientifico (Cts) decisivi nel febbraio scorso per le decisioni prese dal governo sulle misure da adottare per il contenimento dell’epidemia di coronavirus. Lo rivela Il Tempo, che è tornato sulla decisione del Tar del Lazio di farli pubblicare. Una decisione contro cui si è opposto il Governo che ha presentato un ricorso al Consiglio di Stato. “Il premier Giuseppe Conte vuole che tutto resti segreto”, spiega Franco Bechis per il noto quotidiano. Non vuole che sia reso pubblico alcun verbale delle discussioni tra i tecnici e il Governo. Per quale motivo? Secondo quanto riportato da Il Tempo, sostiene che per la segretezza ci sono “motivi di ordine pubblico”. Una motivazione che fa riflettere, in quanto lascia pensare ad una reazione degli italiani che potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza dell’attuale esecutivo. Ma tutti gli atti di comitati e task force devono essere resi pubblici. (agg. di Silvana Palazzo)



IL “GIALLO” DEL PIANO PANDEMICO NAZIONALE

Il Governo ha fatto ricorso al Consiglio di Stato contro l’ordinanza del Tar del Lazio che aveva disposto la pubblicazione dei verbali del Comitato tecnico scientifico. Si tratta di discussioni a porte chiuse tra gli esperti e informazioni riservate su cui sono state prese decisioni. Ma c’è un altro atto importante, che risale a prima del lockdown di marzo e prima della costituzione del Comitato tecnico scientifico (Cts), non disponibile: il piano pandemico nazionale. Il Paese ha il diritto di conoscerlo, ma non è stato mai reso pubblico, anzi è stato addirittura secretato, come riportato da Repubblica. Eppure, si tratta di uno strumento di politica sanitaria che serve ad ogni Paese per analizzare rischi, stabilire azioni e quantificare fondi necessari. Ma se quelli europei sono tutti pubblici, anche perché per essere efficaci la gente deve sapere come comportarsi, quello italiano disponibile sul sito del Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie dell’Ue (Ecdc) risale al 2010, ma il 20 gennaio 2020, quindi 15 giorni prima che fosse dichiarato lo stato di emergenza, è stato stilato un piano pandemico.



PIANO EMERGENZA E VERBALI CTS, PERCHÉ SEGRETI?

Riccardo Luna su Repubblica scrive di aver presentato il 13 maggio al Ministero della Salute una richiesta di accesso alle carte del piano d’emergenza. Il capo di gabinetto del ministro Roberto Speranza però gli ha risposto: “Atteso che lo studio concernente la risposta a un’eventuale emergenza pandemica da Covid 19 è stato elaborato dal Comitato tecnico scientifico, nominato ai sensi dell’Odpc n. 630 del 3 febbraio 2020, la presente istanza è inoltrata alla valutazione di codesto Dipartimento che è competente all’ostensibilità dello stesso”. Eppure, il Piano era stato elaborato prima, come aveva dichiarato lo stesso direttore generale del Ministero della Salute, spiegando che era frutto della collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e l’Istituto per le malattie infettive “Spallanzani” di Roma. Il quotidiano precisa anche che lo ricordano pure alla Protezione civile. Allora Luna si è rivolto al responsabile per la prevenzione della corruzione e della trasparenza, che dopo quasi 50 giorni afferma di non aver avviato prima l’istruttoria “per un disguido interno”.



L’interesse per il piano pandemico nazionale è legato al fatto che serve anche a capire se nei 55 giorni che passano dalla sua approvazione alla decisione del lockdown è stato fatto tutto il possibile per mitigare i danni dell’epidemia Covid. In attesa di conoscere l’esito di questa “battaglia” intrapresa da Repubblica, il Consiglio di stato ha sospeso la pubblicazione dei verbali del Comitato tecnico scientifico (Cts), rinviando la questione al collegio convocato il 10 settembre. Però hanno evidenziato il fatto che non capiscono le ragioni per le quali le discussioni tra gli esperti debbano restare segrete. Se non lo capiscono loro, figurarsi noi.