Forme di Covid più gravi si manifestano nei soggetti che sono stati a lungo esposti allo smog prima dello scoppio della pandemia tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020. Questo è il verdetto al quale sono giunti gli autori della ricerca tedesca presentata a Euroanaesthesia 2022, il congresso annuale della Società europea di Anestesiologia e Terapia Intensiva (Esaic). Più dettagliatamente, lo studio ha rilevato che “le persone che vivono in territori con livelli più elevati di biossido di azoto inquinante (NO2) avevano maggiori probabilità di aver bisogno di cure in terapia intensiva e di ventilazione meccanica in caso di contagio da Sars-CoV-2″.
Come riporta Adnkronos Salute, il team guidato da Susanne Koch, in servizio presso il dipartimento di Anestesiologia e Terapia Intensiva Charité-Universitätsmedizin di Berlino, ha monitorato i dati sull’inquinamento atmosferico dal 2010 al 2019 e questi numeri sono stati utilizzati per calcolare il livello medio annuo di biossido di azoto a lungo termine per ciascuna contea della Germania. Si è osservato, tra i malati Covid, che c’era “una maggiore necessità di trattamento in terapia in terapia intensiva e la ventilazione meccanica per i pazienti dei territori con livelli medi annuali di NO2 più elevati a lungo termine”.
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Sempre su Adnkronos Salute si evidenzia che la ricerca sulla correlazione tra le forme gravi di Covid e l’esposizione precedente allo smog ha portato alla luce un dato di fatto: ogni aumento di 1 µg/m³ della concentrazione media annuale di NO2 a lungo termine è stato associato a un aumento del 3,2% del numero di posti letto in terapia intensiva occupati da pazienti Covid-19 e a un aumento del 3,5% del numero di pazienti che necessitavano di ventilazione meccanica.
A tal proposito, Susanne Koch ha asserito: “L’esposizione a lungo termine all’NO2 molto prima della pandemia potrebbe aver reso le persone più vulnerabili alla malattia Covid più grave. L’esposizione all’inquinamento atmosferico ambientale può contribuire a una serie di altre condizioni, tra cui infarti, ictus, asma e cancro ai polmoni e continuerà a danneggiare la salute molto tempo dopo la fine della pandemia. Per migliorare la qualità dell’aria è urgente una transizione verso le energie rinnovabili, i trasporti puliti e l’agricoltura sostenibile”.