In Israele la variante sudafricana del covid sarebbe in grado di “bucare” il vaccino Pfizer/BioNTech. Stando ad uno studio (non ancora sottoposto a revisione paritaria) realizzato dall’università di Tel Aviv e dall’istituto Clalit, pubblicato dal Corriere della Sera, le persone vaccinate con la prima dose registravano più casi di infezione da variante sudafricana rispetto a coloro che non erano ancora stati vaccinati, per un dato circa otto volte superiore.



«Ci saremmo aspettato solo un caso di variante sudafricana, ne abbiamo trovati otto», ha spiegato al The Times of Israel la professoressa Adi Stern, aggiungendo che la variante sudafricana «è in grado di violare la protezione del vaccino», anche se serviranno ulteriori accertamenti. «Riteniamo comunque – precisa poi la scienziata su twitter – che la ridotta efficacia si verifichi solo in un piccolo lasso di tempo. Nessun caso di B.1.351 (il nome della variante sudafricana ndr) si è verificato dopo 14 giorni dalla seconda dose».



COVID, STUDIO VARIANTE SUDAFRINCA: PIU’ CASI FRA VACCINATI. MA GLI ESPERTI COMMENTANO…

Gli otto casi emersi sui 400 analizzati si sono infatti verificati entro 7 giorni dalla seconda dose, di conseguenza, non oltre il limite di tempo massimo in cui la stessa fa effetto. «È il primo studio al mondo – commenta il professor Ran Balicer, direttore delle ricerche al Clalit – basato su dati reali e mostra che il vaccino è meno efficace contro la variante sudafricana in confronto al virus originale e alla variante britannica». L’immunologa dell’università di Padova, Antonella Viola, ha commentato i risultati storcendo un po’ il naso, sottolineando che «gli otto casi di infezione sono stati identificati a partire da una settimana dopo la seconda dose, è possibile che le persone siano state contagiate diversi giorni prima; quindi la risposta immunitaria, almeno in parte dei partecipanti, non era ancora completa». Simile il pensiero di Anthony Fauci, massimo virologo Usa, che ha messo in guardia da conclusioni affrettate, aggiungendo che esistono ulteriori studi che invece sottolineano l’efficacia di Pfizer contro la variante sudafricana.

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