Dovrei odiare Novak Djokovic. E il perché sta tutto in questa lettera. E invece no, lo ringrazio. Di cuore. Perché ha mostrato a tutti quanto sia sgradevole l’abuso. Io sto vivendo da recluso, da sequestrato di Stato, senza nemmeno poter più prendere i mezzi pubblici, a causa di un cuore che guarda con sospetto il vaccino. Mentre lui vola in Australia verso la gloria. E i milioni. E fa bene. La sua postura da Marchese del Grillo è la miglior risposta a chi pensava di avere la verità in tasca, poiché totalmente prono al presunto totem della scienza. Ed eccoci qui, invece. Guardatevi attorno, cari concittadini: Milano è una città in lockdown di fatto. Morta. Nel pieno del periodo festivo. E dei saldi. E immagino che, stante il numero di contagi, anche il resto d’Italia non sia tutta un fuoco d’artificio. In compenso, stanno portando all’esasperazione cittadini e imprese. Un bel risultato, non c’è che dire. Roba da Migliori. Gente che in vista del Consiglio dei ministri di ieri accampava ragioni ridicole come la difesa del Pil che cresce per imporre a 2,5 milioni di lavoratori il super green pass, a fronte di un mondo confindustriale sdraiato ma una classe di imprenditori (quelli veri, gli stessi che – non a caso – Confindustria non vogliono vederla nemmeno col binocolo) che puntava invece a tamponi con prezzo calmierato e di più facile reperimento. Si chiama libertà.
Capisco che la paura del virus stia paralizzando tutti, ma dopo due anni, forse è il caso di farsela qualche domanda sull’approccio meramente repressivo. Quantomeno, alla luce dei risultati. File nelle farmacie, ovunque. Di vaccinati. Focolai su navi da crociera dove si sale solo con doppia dose e tampone: qualche genio su Rete4 o La7 sicuramente azzarderà l’ipotesi di super-poteri dei no-vax, ora capaci di infettare anche a distanza. E con il pensiero. E, soprattutto, un forte dubbio. Davvero forte. Scrivo prima del Consiglio dei ministri, quindi all’oscuro delle decisioni che sono state prese e che comunque potrete conoscere tramite qualsiasi telegiornale guardiate. Dal basso del mio corso di laurea in Giurisprudenza interrotto a metà, voi che avete studiato e magari avete sei master, mi spiegate quale sia la ratio di espellere a freddo e preventivamente dal ciclo produttivo circa 2,5 milioni di lavoratori di fatto sani per preservare il Pil? Di più, dove trae energia quasi cinetica l’intransigenza con cui il ministro Brunetta si oppone al ritorno parziale allo smart working? Se per difendere l’economia occorre bloccare i contagi arrivati a livelli esponenziali, come paiono confermare tutti, perché dire no a un’organizzazione del lavoro che opera in tal senso e che oltretutto gode già di un rodaggio consolidato dalla prima ondata?
Vi prego, aiutatemi. Perché questi premi Nobel incompresi vorrebbero che io sia indignato per Novak Djokovic, invece lo sono pesantemente con loro. Quantomeno, il tennista serbo si è guadagnato con il talento e il lavoro duro il suo status di campione, lo stesso che ha obbligato gli organizzatori ATP a garantirgli quell’esenzione medica, al fine di non far perdere appeal (leggi sponsor e copertura mediatica) al torneo. Invece chi sta imponendo a noi un regime di restrizioni totalmente inutili alla prova dei fatti, dall’alto di quale titolo lo fa? Aver salvato l’euro? Benissimo, peccato che sia una legacy onorifica che poco si concilia con la materia sanitaria. Il CTS, forse? Quello che ha cambiato cinque decisioni in dieci giorni sulla quarantena? Non vi sorge un dubbio relativo a una strisciante volontà di imposizione surrettizia di riforme del lavoro attraverso l’alibi del virus, magari? Siamo alla versione pandemica della Riforma Hartz, all’implementazione sanitaria della Legge Biagi?
Il dubbio è forte, mi scuserete. Così come lo sgomento di fronte a una Cgil che non più tardi di due settimane fa ha portato in piazza i lavoratori contro la Manovra e ora vede Maurizio Landini parlare come Confindustria rispetto alle regole da adottare sui luoghi di lavoro, mentre le imprese chiudono per il caro-energia, i tavoli di crisi al ministero restano tutti drammaticamente aperti e la Spoon River di morti sul lavoro aggiorna quotidianamente il computo delle croci. In Francia, il Parlamento ha ottenuto una sospensione dei lavori nella discussione sull’introduzione del green pass, nonostante Emmanuel Macron premesse per un iter a oltranza. Magari non otterranno nulla da questa pausa, ma spicca una differenza, immediata e innegabile: a un’ora di aereo da Milano, di certe materie che sconfinano con la libertà dell’individuo si discute in Parlamento. Non nelle cabine di regia. Retaggi barbari delle ghigliottine, probabilmente.
E io dovrei arrabbiarmi con Novak Djokovic, di fronte a un orizzonte simile? No, io sono sempre più arrabbiato con un Ordine dei medici della Lombardia che non mi risponde sul perché la mia dottoressa di base mi abbia scaricato da un giorno con l’altro, oltretutto con una scusa falsa. Fra un mesetto finisco l’insulina, a chi vado a chiederla? Al generale Figliuolo? A Brunetta? Me la prescriverà il ministro Speranza in persona? Mi interesserebbe saperlo, perché a oggi sono senza medico di base. A Milano, non in un paesino delle Madonie. Sindaco Sala, niente da dire? O, magari, da fare?
Capito perché ora Novak Djokovic diventerà l’incarnazione del male, il capro espiatorio dell’abuso e del privilegio? Perché il forte rischio è quello che la gente, ormai assuefatta anche alla paura e in pericolosa transizione verso lo scoramento, cominci a guardare la Luna e non più il dito che gli mostrano Governo, CTS, tele-virologi e media compiacenti. Io sono arrabbiato per il fatto che nessun medico sia saltato sulla sedia e mi abbia detto che posso vaccinarmi in assoluta tranquillità, altro che prendermela con il campione serbo. Forse perché non è vero e nessuno, bontà sua, ha voglia di avermi sulla coscienza?
Signori, qui siamo davvero ai titoli di coda. Ma sarà una schermata lunga, preparatevi. Da qui al 24 gennaio, data di prima convocazione d’Aula per il voto presidenziale, il Governo dovrà cercare un collante che lo tenga insieme. E giocherà sporchissimo. Il muro alzato in Cdm da un ministro fedele come Giancarlo Giorgetti parla chiaro: si sta esagerando. E nel verso sbagliato. E temo che più di qualcuno cominci a mettere in conto qualche incidente di percorso che porti al voto anticipato: nel qual caso, certe alzate d’ingegno si pagheranno nelle urne. Carissime.
Prepariamoci quindi a venti giorni di puro allarme a 360 gradi, a martellamento mediatico sul numero di contagi e sui no-vax pentiti, all’ossessiva presenza di medici nei programmi tv, alla DAD per far saltare i nervi ai genitori e punirli implicitamente per il clamoroso fiasco in cui si sta sostanziando la campagna vaccinale per i più piccoli (alla faccia della fiducia nella scienza). Poi, raggiunto il 24 gennaio, si potrà comincia a sperare. Perché la politica si concentrerà unicamente sulla sua lotta di potere al massimo livello. Di cui alle gente che fatica a pagare le bollette e fare il pieno di benzina non interessa giustamente nulla, non essendo l’Italia una Repubblica presidenziale. Come la Francia, ad esempio. Dove però di certe materie si discute in Parlamento. E non con Locatelli, Brusaferro e soci chiusi nelle cabine di regia. E quando si sta esagerando, a Parigi si impone la sospensione dei lavori. Anche se questo fa infuriare il Re Sole di turno all’Eliseo.
E io dovrei odiare Novak Djokovic? Io che non prendo un tram da inizio dicembre, nonostante la pagliacciata dei controlli tipo Belfast negli anni dei Troubles siano durati tre giorni, giusto il tempo che sparissero le telecamere di SkyTg24 dalle fermate? Dovrei prendermela con chi risponde all’abuso con abuso? No, mi spiace. Attendo con un misto paradossale di disinteresse e impazienza l’elezione del prossimo Presidente. Poi. quando si scatenerà il Vietnam politico e finirà la pantomima del bene comune al Governo, partirò al contrattacco. Ordine dei medici compreso, li avverto con largo anticipo. Anche i diabetici secondari e cardiopatici nel loro piccolo si incazzano. Ricordate Ezechiele 25:17 in Pulp fiction?
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