I numeri della pandemia da qualche giorno sono in lieve decrescita e questo fa ben sperare: l’ondata sta per terminare? A spiegare la situazione è stato il Professor Carlo La Vecchia, ordinario di Epidemiologia all’Università Statale di Milano. Al Corriere, il medico ha spiegato che la fine non è ancora arrivata ma sembra essere non troppo lontana: «Dobbiamo tenere duro ancora un po’, ma non manca molto. Omicron ha una diffusione vastissima: avrebbe infettato il 60% della popolazione mondiale. Se aggiungiamo la quota di vaccinati, in Italia dovremmo superare il 95% di persone almeno parzialmente immuni. Ufficialmente i contagiati con Omicron, che ha iniziato la sua ascesa a metà dicembre, sono 5 milioni, ma possiamo presumere che siano ben oltre il doppio considerando che molti positivi sono asintomatici o paucisintomatici e solo per pochi giorni».



Dopo la fine di Omicron, potrebbe tornare la variante Delta? Secondo il virologo La Vecchia, non è un’ipotesi da escludere, anche se molto difficile: «Potrebbe persistere, ma anche Delta difficilmente resterà a lungo tra noi. Al contrario di Omicron, è coperta bene dai vaccini. Non possiamo escludere la comparsa di altre varianti, ma ciò è improbabile nel breve periodo, considerata la diffusa immunità data dai vaccini e da Omicron. Il virus non scomparirà, ma il suo impatto da marzo in poi resterà marginale a lungo».



Covid, da febbraio la discesa: cosa succederà

Cosa succederà, dunque, con la situazione Covid nelle prossime settimane? Come ha spiegato il virologo: «Abbiamo ancora numeri alti: 150 mila casi al giorno e quindi per le prossime settimane le misure prudenziali devono essere mantenute, anche a livello individuale. È importante percorrere questo ultimo tratto in sicurezza». La fine, comunque, potrebbe essere vicina. A fine febbraio, secondo La Vecchia, il numero potrebbe diminuire in modo importante: «Si tratta di resistere un mese: a fine febbraio dovremmo avere circa 10 mila casi al giorno, ovvero 10 volte meno di quanto avviene ora, con un’ulteriore discesa a marzo. Anche la pressione sugli ospedali e i decessi caleranno, con un ritardo di circa due-tre settimane rispetto al numero di contagi. A Pasqua, se tutto va bene, dovremmo essere fuori da questo ciclo pandemico che ci accompagna da più di due anni».



Le misure di contenimento, comunque, sono ancora fondamentali: «Durante l’ascesa di Omicron le limitazioni (mascherine, distanziamento, green pass) hanno permesso di spalmare su un tempo più lungo gli effetti del picco di una variante che possiamo definire “incontenibile”, limitando lo stress sulle strutture sanitarie: ancora oggi abbiamo circa 20 mila ricoverati, che occupano il 30% dei posti letto disponibili».