Covid nei bambini: questo è l’argomento al centro di uno studio approfondito e condotto da alcuni ricercatori degli Stati Uniti d’America, i quali hanno voluto scoprire i fattori clinici associati alla gravità della malattia da Coronavirus nei bimbi e negli adolescenti. L’esito del loro lavoro ha trovato pubblicazione sulle colonne del “Journal of Hospital Medicine”; in particolare, gli studiosi rivelano di avere effettuato uno studio retrospettivo in 45 ospedali pediatrici statunitensi tra i mesi di aprile e settembre 2020 fra i pazienti pediatrici dimessi con una diagnosi di Covid-19.
Sono pertanto stati valutati accuratamente i fattori associati all’ospedalizzazione e quelli abbinati alla gravità clinica dei ricoverati, fra i quali figurano l’ammissione al piano di degenza, l’ammissione all’unità di terapia intensiva l’ammissione all’unità di terapia intensiva con ventilazione meccanica, choc e morte. Cosa è emerso? Tra 19.976 diagnosi Covid nei bambini, 15.913 (79,7%) pazienti sono stati dimessi dal dipartimento di emergenza, mentre 4.063 (20,3%) sono stati ricoverati. La situazione clinica tra i ricoverati era moderata (3.222 degenti, 79,3%), grave (431, 11,3%) e molto grave (380, 9,4%).
COVID NEI BAMBINI: QUALI SONO I FATTORI ASSOCIATI?
I fattori associati all’ospedalizzazione fra i bambini affetti da Covid includevano l’obesità e il diabete mellito di tipo 2, l’asma, malattie cardiovascolari, condizioni immunocompromesse, malattie polmonari e malattie neurologiche. Fra i bambini e gli adolescenti ricoverati con Coronavirus, una maggiore gravità dell’infezione è stata associata ai minori di colore o, comunque, di razza non bianca. Determinanti anche l’età superiore a 4 anni e l’obesità, oltre alle malattie pregresse sopra menzionate.
Pertanto, lo studio americano ha concluso che dei bambini e degli adolescenti che si presentano all’ospedale statunitense con Covid-19, il 20% è stato ricoverato; di questi, il 21% ha ricevuto cure in terapia intensiva. I minori più grandi hanno presentato un rischio inferiore rispetto all’ospedalizzazione, sviluppando tuttavia una malattia più grave quando sono stati ricoverati. Ci sono state differenze anche nella gravità della malattia in base alla razza e all’etnia e alla presenza di comorbidità selezionate. Questi fattori, quindi, dovrebbero essere presi in considerazione quando si dà priorità alle strategie di mitigazione e di vaccinazione.