Fra i danni alla salute connessi alla pandemia di Covid, ne è stato individuato uno inedito dai ricercatori dell’Imperial College di Londra e della Università di Cambridge, il cui lavoro di ricerca e analisi dei dati ha mostrato con incontrovertibile eloquenza la riduzione del livello di intelligenza nelle persone che hanno contratto il Coronavirus e successivamente hanno completato con successo il loro percorso di guarigione dall’infezione. L’esito è stato riportato sulla rivista scientifica “The Lancet”, indubbiamente fra le più autorevoli all’interno del panorama medico-scientifico.
In essa, si spiega che il lavoro è stato effettuato su una platea di 81.337 persone, di cui 12.689 erano state malate di Covid-19, con vari livelli di gravità. Il test, che ha coinvolto i pazienti, inglobava una sequela di compiti tesi a misurare gli aspetti della capacità intellettiva di ogni singolo partecipante e si è potuto constatare in tale sede che la maggior parte dei soggetti che erano stati infettati dal virus, anche in forma lieve, avevano incontrato più difficoltà del previsto nella logica del ragionamento che li ha condotti alla risoluzione degli esercizi.
COVID RIDUCE INTELLIGENZA: “NEBBIA NEL CERVELLO DI CHI HA CONTRATTO IL VIRUS”
Lo studio, si legge su “The Lancet”, ha posto in evidenza che i momenti di scarsa lucidità più frequenti si palesano durante la risoluzione di quesiti che implicano la parola, la comunicazione e la pianificazione. Gli esiti di tale indagine non hanno fatto altro che confermare i precedenti dati sui sintomi Covid di lungo periodo, la cosiddetta “nebbia nel cervello“, con problematiche nella concentrazione e nella selezione dei vocaboli.
Come se non bastasse, più è stata grave la forma nella quale si è contratta la malattia e più crescono le possibilità di andare incontro a problemi. Lo testimoniano, ancora una volta, le analisi condotte all’interno di questo studio britannico, al termine del quale è emerso che i pazienti che hanno avuto bisogno di essere collegati al ventilatore polmonare hanno visto scendere il loro QI addirittura di sette punti. Un simile e significativo deficit non si era mai registrato, neppure tra coloro che erano stati colpiti da ictus.