Le proiezioni economiche restano con un punto di domanda dovuto all’impatto dell’epidemia nel periodo di convivenza con il virus fino a quando non ci sarà un vaccino somministrato globalmente: la primavera 2021 il caso migliore, la fine del prossimo anno quello, al momento, peggiore. Anche 6-7 mesi di incertezza, però, potranno provocare danni economici enormi. Per esempio, treni e aerei che viaggino con percentuale minima di riempimento a fronte di costi fissi rigidi, anche per pochi mesi, producono una situazione insostenibile per le imprese, se private, che li gestiscono.
Il lavoro da casa distrugge tutto il sistema di servizi nei centri urbani. L’incertezza, poi, fa rinviare le decisioni di investimento e di assunzione. In Italia il quasi milione di nuovi disoccupati è in percentuale maggiore nel settore dei servizi. Globalmente, i flussi di merci e di capitale sono abbastanza fluidi, ma quelli delle persone sono ostacolati da vincoli precauzionali e, soprattutto, dalla paura.
Consultando recenti ricerche in materia, chi scrive si è fatto l’idea che o si trova un modo di ridurre la paura nelle persone o mettiamo l’economia a rischio di depressione duratura, questa molto più mortifera del virus. Tutti i Governi stanno cercando di evitare chiusure totali nonostante l’aumento dei contagi, attuando blocchi puntuativi solo nelle zone “focolaio”. I piani di vaccinazione antinfluenzale per evitare ambiguità e ingorghi diagnostici sono a buon punto (l’Italia un po’ in ritardo). Ma manca ancora parecchio per adattare le regole precauzionali al ciclo dell’economia e per ridurre la paura nella gente.
Questa è giustificata? Poiché è una prima volta c’è una sovra-reazione. È funzionale? La paura serve a mantenere precauzioni, ma ce ne è troppa. Come riportarla al giusto livello compatibile con la ripresa economica? La scienza medica deve spiegare meglio il virus e le precauzioni. I cittadini devono avere l’informazione precisa di cosa fare e dove in caso di contagio o dubbio, un’app sul telefonino utile. I Governi devono predisporre percorsi di diagnosi, quarantena e cura credibili e, soprattutto, rapidi. Poiché ciò è possibile, c’è una correlazione tra migliore organizzazione e riduzione della paura che va migliorata per rendere fatto normale la convivenza con il virus.