I vaccinati con due dosi hanno circa il 12 per cento di possibilità di contagiarsi. Sono gli ultimi dati italiani secondo il Corriere della Sera, che pochi giorni fa aveva intervistato Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza, il quale aveva detto: “C’è una limitata percentuale di soggetti compiutamente immunizzati che può infettarsi, quasi sempre senza sviluppare malattia, e contagiare. In che misura? Servono ulteriori studi”.



Secondo Locatelli c’è necessità di studi mirati “in particolare a definire la carica virale nelle vie aeree. Insieme al tempo di esposizione, questo rappresenta il fattore determinante per il contagio”. Proprio la possibilità di contagio anche per i vaccinati ha spinto recentemente negli Stati Uniti il Centers for disease and control prevention (Cdc) a consigliare l’utilizzo di mascherine nei luoghi chiusi, facendo dunque una retromarcia. Gli Stati Uniti erano stati i primi, a marzo, a liberare i vaccinati dall’obbligo della mascherina, ma ora si consiglia anche a chi è protetto con due dosi di coprire naso e bocca.



Covid, l’indagine dell’ospedale italiano: virus nel naso per pochi giorni

Secondo un documento del Cdc si legge anche che la variante Delta è contagiosa come la varicella e le persone infette sembrano trasmetterla, a prescindere dal fatto che siano vaccinate o meno (la varicella ha un R0, che indica quante persone un singolo individuo può infettare in assenza di misure o vaccinazioni, uguale circa a 5, la Delta si suppone da 5 a 8, spiega il Corriere). Le affermazioni si basano su un’analisi condotta nel Massachusetts, dove sono stati rilevati quasi 900 casi di Covid (con pochi ricoveri e nessun decesso) dopo la festa nazionale del 4 luglio, nonostante tre quarti dei partecipanti fossero vaccinati. Secondo il documento del Cdc , non è risultata “alcuna differenza” nella carica virale delle persone vaccinate o non vaccinate e questo sembra indicare lo stesso grado di contagiosità.



C’è anche un’indagine importante all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, che mostra come su 2.900 vaccinati circa 40 si siano infettati (1,5%) e in loro vi sia una presenza del virus “confinata al naso e rinofaringe (il retro del naso), mentre i polmoni sono liberi”, spiega Carlo Federico Perno, direttore della Microbiologia e Virologia al Bambino Gesù. “Questo avviene – sottolinea – perché, dopo il vaccino, nei polmoni sono già presenti le difese contro Sars-CoV-2, mentre nel naso no, ma entro breve tempo le difese arrivano e nel giro di 2-3 giorni riescono ad abbattere la carica virale, fino a eliminare il virus”.