La politica ha condizionato la battaglia sull’origine della pandemia Covid. L’ipotesi della “fuga” del coronavirus dal laboratorio di Wuhan fu subito bollata come una teoria cospirativa, ma ora sta guadagnando terreno, mentre emergono comunque indizi sulla possibile zoonosi. La storia della caccia alla verità è legata in parte all’ostruzionismo della Cina, che ha lasciato alla comunità scientifica dati incompleti su in virus peraltro in continua evoluzione, ma d’altra parte riguarda anche la politica e il mondo in cui sono state filtrate le prove attraverso lenti di parte. Ne parla il New York Times, mettendo nel mirino democratici e repubblicani.
Questi ultimi si sono focalizzati sull’ipotesi della fuga dal laboratorio dopo che l’ex presidente Donald Trump l’aveva lanciata nei primi mesi della pandemia. Ciò ha reso la teoria “tossica” per i democratici, che l’hanno interpretata come un tentativo del tycoon americano di distrarre la popolazione dai fallimenti della sua amministrazione nel contenimento della diffusione di Sars-CoV-2. Nell’intenso dibattito politico che ne è scaturito, gli scienziati talvolta si sono trasformati in lobbisti. Due recenti sondaggi citati dal quotidiano statunitense rivelano che due terzi degli americani ritengono che il Covid sia probabilmente “uscito” dal laboratorio di Wuhan.
ORIGINE COVID, SCONTRO REPUBBLICANI-DEMOCRATICI
Fu Matthew Pottinger, vice consigliere per la sicurezza nazionale di Donald Trump che aveva lavorato come reporter in Cina, a sviluppare nel gennaio 2020 i sospetti sull’Istituto di virologia di Wuhan, noto per le sue ricerche avanzate sui coronavirus dei pipistrelli. E presentò una richiesta formale per chiedere all’intelligence di indagare sulla nuova epidemia. Il senatore Tom Cotton, repubblicano dell’Arkansas, sollevò la questione in un’audizione al Senato, oltre che sui social. In quel periodo, stando ad e-mail divulgate successivamente, alcuni virologi americane dissero privatamente a funzionari della sanità, tra cui il dottor Anthony Fauci (allora direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases), che il Covid potesse essere stato creato in laboratorio, chiedendo ulteriori studi e arrivando poi alla conclusione opposta. Invece, i democratici si sono mostrati poco inclini a indagare sulle origini della pandemia. Quando però Joe Biden vinse le elezioni, alcuni esperti chiesero un’indagine più approfondita sull’ipotesi della fuga dal laboratorio. Ad incrementare le tensioni politiche sull’origine del Covid anche la notizia, nell’autunno 2021, che EcoHealth Alliance aveva chiesto nel 2018 un finanziamento al Dipartimento della Difesa per collaborare con l’Istituto di virologia di Wuhan a esperimenti che avrebbero alterato geneticamente i coronavirus. La proposta non fu finanziata, ma le preoccupazioni alimentarono gli attacchi repubblicani al dottor Fauci.
“POLITICA E SCIENZA? COMBINAZIONE TOSSICA”
Questo mese la nuova sottocommissione della Camera sulla pandemia Covid ha convocato la sua prima udienza per esaminarne le origini. L’ipotesi della zoonosi è stata a malapena discussa, dunque alcuni scienziati considerarono l’audizione unilaterale e piena di imprecisioni scientifiche. C’è chi spera di mobilitare l’opinione pubblica per sollecitare udienze bipartisan al Senato sulla questione. Altri scienziati, tuttavia, hanno affermato che la campagna dei sostenitori della fuga del Covid dal laboratorio di Wuhan ha dato luogo ad attacchi così violenti che molti ricercatori sono riluttanti a parlare pubblicamente della questione. Gli ultimi dati sui cani procione hanno aumentato le pressioni sulla Cina affinché condivida le informazioni che potrebbero collegare l’origine della pandemia agli animali selvatici, ma c’è chi fa notare che anche questa teoria sia priva di prove definitive. «Se si prende la politica di parte e la si mescola con la scienza, è una combinazione tossica», ha dichiarato la democratica Anna Eshoo, secondo cui l’indagine sull’origine del Covid andrebbe tolta dalle mani del Congresso e affidata a una commissione indipendente.