Lo strano caso del Covid in UK sta facendo parlare di sé all’interno della comunità scientifica e fra gli esperti, che si interrogano sulle ragioni del fenomeno. Sì, perché, nonostante la crescita esponenziale del numero di contagi nel Regno Unito, il dato dei morti resta inferiore a quello degli altri Stati del Vecchio Continente alle prese con la recrudescenza pandemica. A evidenziarlo è stato il professor Carlo La Vecchia, epidemiologo dell’università Statale di Milano, ai microfoni dell’agenzia stampa Adnkronos Salute, che ha parlato di un numero “stranamente basso negli ultimi 6 mesi: hanno in media un centinaio di morti al giorno da diverse settimane, mentre gli altri Paesi europei ne hanno dai 200 ai 300″.



In particolare, dopo la prima ondata il numero dei deceduti nei grandi Paesi europei è stato non sostanzialmente diverso, a differenza del totale dei tamponi positivi, soprattutto in Gran Bretagna, perché in UK è stata utilizzata una politica di test rapidi massiccia: “La Gran Bretagna ha mandato i tamponi rapidi a casa della gente gratis e ha fatto sempre un milione di tamponi – ha spiegato La Vecchia –. Quindi, il numero di casi è più alto, mentre il numero di morti nel Regno Unito è basso negli ultimi sei mesi e lì c’è un quesito che si apre: cioè, se non abbiano vaccinato meglio”.



COVID UK, IL PROFESSOR LA VECCHIA ANALIZZA NUMERI E DATI

Sulle insolite statistiche connesse al rapporto tra contagi e decessi da Covid in UK, il professor La Vecchia ad Adnkronos Salute ha provato a fornire una spiegazione dal punto di vista scientifico: “Oltremanica hanno usato negli anziani il vaccino Oxford a vettore virale e l’hanno distanziato maggiormente. Quindi, la domanda è se non abbia funzionato di più questa strategia. Loro hanno fatto 55% di Oxford e 45% di Pfizer, iniziando con Pfizer finché c’era solo quel vaccino e poi facendo il vaccino di Oxford agli anziani e Pfizer ai giovani. L’ipotesi potrebbe essere che il vaccino a vettore adenovirale, usato in quella modalità distanziata, abbia una durata più lunga sul rischio di morte”.



In merito alle strategie vaccinali, a guardare i dati UK, sembra che si sia effettivamente ottenuta una protezione superiore in materia di mortalità. L’altro nodo da sciogliere consiste poi nella somministrazione ravvicinata delle dosi, in quanto “tre settimane è un intervallo temporale molto breve, mai considerato prima nella storia dei vaccini. Ma eravamo in una situazione disperata e abbiamo tentato di fare il massimo”.