Quanti malati Covid non vaccinati sono ricoverati in terapia intensiva in Gran Bretagna? Il problema dei dati non si pone solo in Italia. Diversi media Uk nell’ultima settimana hanno riportato la notizia secondo cui le unità di terapia intensiva britanniche si stanno riempiendo di malati Covid non vaccinati. Il primo ministro Boris Johnson ha dichiarato di essere stato informato che il 90% dei pazienti in terapia intensiva non avevano ricevuto il richiamo e il 60% sono del tutto non vaccinate, mentre i media suggeriscono che l’80-90% dei pazienti in terapia intensiva non siano vaccinati. Ma le cose stanno davvero così? A rispondere è Bryan Christie in un articolo pubblicato dal British Medical Journal, rivista medica della British Medical Association, in cui si esaminano i dati relativi ai pazienti non vaccinati ricoverati in ospedale nel Regno Unito.



L’Intensive Care National Audit and Research Centre (ICNARC), che ha monitorato l’attività durante tutta la pandemia, nel suo ultimo rapporto pubblicato il 31 dicembre ha evidenziato dati diversi. Nel dicembre 2021 i pazienti Covid non vaccinati ricoverati in terapia critica erano il 61%. Percentuale scesa dal 75% del maggio 2021 e salita rispetto al 47% dell’ottobre 2021, “coerentemente con la diminuzione della percentuale di popolazione generale non vaccinata“. Quindi, i dati sembrano convergere con quanto dichiarato dal premier britannico.



TERAPIA INTENSIVA, RICOVERI E DATI MEDIA…

Chiaramente la proporzione dei pazienti non vaccinati in terapia intensiva varia per zone in Gran Bretagna, con i tassi più alti registrati a Londra (66%). Bisogna tener conto che in tale definizione rientrano anche coloro che hanno ricevuto una sola dose e che risultano positivi entro 14 giorni dalla somministrazione. In ogni caso il 61% è un dato più basso di quello riportato da alcuni media. Ma questi dati si estendono fino al 15 dicembre, quindi non è da escludere secondo BMJ che la percentuale sia salita fino all’80-90% con la diffusione della variante Omicron a dicembre. Peraltro, ci sono ospedali più intasati di altri. Per quanto riguarda i ricoveri al di fuori delle terapie intensive, la UK Health Security Agency (UKHSA) ha recentemente iniziato a segnalare i ricoveri ospedalieri – non solo quelli in terapia intensiva – insieme allo stato di vaccinazione. Dagli ultimi dati è emerso che nella settimana fino al 29 dicembre 2021 un totale di 815 persone con infezione da Omicron confermata sono state ammesse da un dipartimento di emergenza agli ospedali in Inghilterra. Di questi, il 74% non aveva avuto tre dosi di vaccino, tra cui il 25% (206) che non era vaccinato, il 6% (49) che aveva ricevuto una dose e il 43% (352) che aveva ricevuto due dosi. Il 23% (189) aveva ricevuto una dose di richiamo, e il resto era sconosciuto o aveva avuto la prima dose meno di tre settimane fa.



“RICHIAMI EFFICACI ALL’88% NEL PREVENIRE RICOVERI”

Da ulteriori analisi è emerso che gli adulti non vaccinati hanno una probabilità 8 volte maggiore di essere ricoverati in ospedale rispetto a quelli che sono stati vaccinati e che le dosi di richiamo sono efficaci all’88% nel prevenire i ricoveri ospedalieri. Inoltre, un rapporto separato dell’UKHSA ha evidenziato che, sebbene gli individui non vaccinati costituiscano solo una piccola percentuale della popolazione complessiva, essi rappresentano il 27% delle persone con un caso confermato di Omicron ricoverate in ospedale in Inghilterra e il 39% a Londra. Invece l’ultimo rapporto dell’Office for National Statistics sui morti per Covid, che copre il periodo da gennaio a ottobre dello scorso anno in Inghilterra, ha rilevato che il tasso di mortalità corretto per l’età era inferiore del 96% nelle persone che avevano ricevuto una seconda dose di vaccino rispetto a quelle non vaccinate. È evidente come la Gran Bretagna abbia una mole di dati sull’impatto positivo della campagna vaccinale, ma analizzarli non è semplice, perché arrivano da fonti diverse, quindi l’integrazione è tutt’altro che semplice. Per questo Bryan Christie nell’articolo sul British Medical Journal scrive che si dovrebbe seguire l’esempio dei Centers for Disease Control and Prevention che negli Stati Uniti pubblicano ogni giorno informazioni sull’andamento della pandemia, tra cui i tassi di infezione in base allo stato di vaccinazione.