COVID, EG.5 E’ LA VARIANTE PIU’ DIFFUSA DOPO ARTURO

Covid, è EG.5 la seconda variante più diffusa al mondo stando all’ultimo bollettino diramato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), un dato impressionante se si considera il fatto che ha guadagnato questo ‘primato’ nell’arco di soli pochi giorni: quest’ultima veste con cui si presenta il virus Sars-COV-2 è solamente l’ultima arrivata sulla scena globale tra quelle direttamente derivanti dalla temuta Omicron e attualmente sarebbe presente in ben 45 Paesi con un tasso di prevalenza globale all’11,6%. Ma cosa sappiamo questa ennesima variante del Covid-19 in attesa di capira i motivi che l’hanno portata a espandersi così velocemente in tutto il mondo?



EG.5, UNA DIFFUSIONE BOOM IN SOLI 15 GIORNI

Andiamo con ordine e partiamo dallo scorso 19 luglio quando sulle prime pagine dei principali media worldwide si era cominciato a parlare di EG.5: dopo solo due settimane una delle ‘figlie’ di Omicron è diventata praticamente la variante del virus più diffusa sul pianeta tra quelle messe sotto stretta osservazione, seconda solo ad Arturo (nome in codice XBB.1.16): a rivelarlo l’ultimo bollettino pubblicato dall’OMS che tuttavia fotografia una situazione mondiale di difficile lettura e molto variegata, con stratificazioni da continente a continente. Al momento tuttavia a destare preoccupazione è solo l’elevato tasso di crescita se è vero che sono bastate due settimane a EG.5 per mostrare quanto possa essere vertiginosa la sua diffusione: per questo motivo, come accennato, la variante è stata inserita nella lista dei Vum (ovvero quegli agenti mutanti da monitorare con attenzione) e, tecnicamente, si classifica come una discendente di Acrux ma con un’aggiunta una mutazione (F456L) della famigerata proteina Spike.



REPORT OMS: “SITUAZIONE MOLTO VARIEGATA, AUMENTO RICOVERI E DECESSI MA…”

Se la sua contagiosità fa parlare già gli esperti di boom (come accennato la sua diffusione a livello planetario è seconda solo ad Arturo, variante scesa tuttavia dal 21,7% al 18,4% in termini di prevalenza, ma sufficienti a mantenere il primo posto di questa speciale graduatoria), va ricordato che nell’ultimo report dell’OMS -che riguarda la settimana del 10-16 luglio- invece si segnala la consistente perdita di forza di Centaurus e Hyperion, laddove invece tutte le altre varianti del virus originale mostrano un trend di diffusione oramai sostanzialmente stabile e non discendente come Arturo che però è ancora presente in ben 100 Paesi con particolare prevalenza nel Sudest asiatico (36%) e nel Pacifico occidentale (15%). “Si tratta di una situazione eterogenea” si specifica nel report dell’Organizzazione accennando a trend differenti delle varianti di Sars-COV-2 anche tra regioni e all’interno degli stessi Paesi. “In alcuni la crescita dei casi è stata accompagnato da un aumento dei ricoveri e dei decessi, anche se a livelli inferiori rispetto alle precedenti onde di risalita. Il livello di immunità della popolazione, conferito da vaccinazioni e precedenti infezioni, è tra i fattori che contribuiscono all’eterogeneità osservata nella dinamica della circolazione delle varianti e alla diminuzione generale dei ricoveri e dei decessi”.

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