In Italia siamo ancora in attesa di Immuni, l’app per il contact tracing scelta dal ministero dell’Innovazione, ma nel frattempo arriva CovX. Si tratta di un’applicazione che potrebbe rivelarsi utile per le prossime fasi. Il principio di funzionamento è opposto a quello di Immuni: non fa tracciamento dei contatti, non invia dati a server esterni e non serve che venga scaricata da milioni di italiani per funzionare. Inoltre, non deve funzionare in maniera sinergica con il sistema sanitario nazionale. CovX si basa su un software di “adaptive social distancing”. Questo vuol dire che è in grado di applicare il distanziamento sociale alle nostre vite e di avvertirci riguardo potenziali rischi. Il progetto, come riportato da Repubblica, non ha ancora qualcuno per lo sviluppo. È nato comunque da un gruppo misto di virologi, epidemiologi, ingegneri, matematici, fisici, statistici e avvocati che fanno parte del Politecnico di Milano, dell’Università statale Bicocca e dell’Ospedale San Raffaele. Hanno partecipato al progetto a titolo personale, ma ci sarebbero discussioni con Politecnico e San Raffaele per ottenere il patrocinio. E pare ci sia già un partner internazionale, il cui nome è per ora riservato, che vorrebbe produrla.



COVX, COS’È E COME FUNZIONA “APP DI CONSAPEVOLEZZA”

Ma come funziona in sostanza l’app CovX? È un sistema che supporta le decisioni individuali. Quindi chi la usa viene informato riguardo le probabilità che ha di contagiarsi e di infettare i propri familiare, in base ai comportamenti che intende adottare. CovX è in grado di rispondere a domande sul rischio di infettarsi se per 5 giorni di fila ci si reca a Milano e se si lavora per due ore a fianco di un collega. Ma anche quanto si rischia se la baby sitter torna a lavorare a casa e se si va a correre per un’ora in un parco specifico della città. L’applicazione fornisce tramite un modello matematico, che è stato ideato dal gruppo, le risposte con un semaforo: se la luce è verde si è al sicuro, col giallo si consiglia di modificare il piano di giornata, mentre col rosso si segnala una probabilità troppo alta di infettarsi. Francesca Greselin, professoressa associata di Statistica alla Bicocca, la definisce a Repubblica «un’app di consapevolezza» che ha una «utilità preventiva». Non serve per tracciare il contagio, ma per evitarlo. CovX, che nasce come app complementare a Immuni, però esiste solo come progetto. Potrebbe essere pronta in un mese e messa a disposizione gratuitamente.

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