È diventato in poche ore virale il video di Cristiano Ronaldo che, durante un’intervista alla trasmissione della tv inglese “Good Morning Britain” è scoppiato in pianto davanti ad alcune immagini di suo padre della cui esistenza era totalmente ignaro. Il papà, morto nel 2005 quando il figlio Cristiano – giovane promessa del calcio – aveva da poco superato la maggiore età (5 febbraio 1985 la data di nascita), non ebbe modo di vederlo crescere, maturare, combattere le sue quotidiane battaglie per diventare, in pochi anni, quello che brilla sotto gli occhi di tutti: “CR7”. Il primo, il migliore, il più seguito, il pluripremiato, uno tra i più pagati… Il divo insomma incontrastato di quello sport planetario che si chiama calcio.
Cristiano se l’è sudato il successo. Non si improvvisano certo cinque palloni d’oro, per citare solo l’esempio più fulgido dei centinaia di premi collezionati in questi anni durante i quali è stato e continua ad essere la star indiscussa del calcio internazionale. Così non c’è da meravigliarsi se, ancora vivente, abbia scelto di custodire tutti i suoi cimeli in un museo che ha dedicato a sé stesso. Per saperne di più, sarà sufficiente cliccare il suo nome su Youtube per veder comparire un numero spropositato di video che propongono le sue performance più entusiasmanti: dai campi di calcio alla quotidiana ferialità della vita in famiglia.
E tuttavia l’impero del lusso costruito nei quasi vent’anni di sfolgorante carriera, non gli consente quasi mai di calare il sipario. La sua è un’esistenza “in vetrina” sia quando allo stadio dà spettacolo, sia negli spazi – si fa per dire “privati” – al fianco della sua Georgina: compagna fedele e madre tenerissima di Alana (l’unica figlia nata dalla coppia) oltre che degli altri tre pargoli, la Rodriguez pur contraddicendo l’antico proverbio latino “mater semper certa, pater numquam”, affianca magistralmente Ronaldo in un compito non certo facile come lei stessa ha confessato in una recente intervista.
Odiatissimo o amatissimo, CR7 rimane il campione che è. Per questo la sua intervista alla tv inglese ha potuto rubare anche le prime pagine dei giornali (cfr. “Il caffè” di Massimo Gramellini sul Corriere di martedì) e i suoi pubblici singhiozzi possono aver innervosito o commosso un pubblico da sempre diviso sul personaggio a tema.
È stato proprio il titolo del pezzo di Gramellini ad incuriosirmi: “CR sei”. Geniale, ho pensato. Ma non per le ragioni addotte poi dall’articolista che pure sono condivisibili e centrate.
Anziché considerare il “sei” come semplice numero inferiore al sette, mi è piaciuto intenderlo come la seconda persona dell’indicativo presente del nostro ausiliare essere.
Caro Ronaldo, tu “sei” questo uomo che non teme di piangere di fronte a un pubblico tante volte spietato; tu “sei” il figlio fragile che soffrirà per sempre l’assenza di suo padre, tu “sei” per i tuoi figli il papà affettuoso che a te è mancato, tu “sei” il compagno innamorato della tua donna, quel compagno che tuo padre non è riuscito ad essere per tua madre…
CR, tu sei. Non preoccuparti quindi di doverlo dimostrare a te stesso e al mondo. Quella crepa dorata che, forse tuo malgrado, ci hai fatto vedere, ha svelato, più di tutti i tuoi gol, chi è veramente CR7.