Una nuova inchiesta giornalistica dopo i Panama Papers coinvolge direttamente Credit Suisse, banca elvetica di grande e antica tradizione. Il suo nome è “Suisse Secrets” ed è stata condotta da 163 giornalisti di 48 testate situate in 39 differenti Paesi, coordinata dal quotidiano tedesco “Suddeutsche Zeitung” e dall’Organized Crime and Corruption Reporting Project (Occrp), che, riferisce il “Corriere della Sera”, “dopo una vasta fuga d’informazioni ha portato a far emergere oltre 18mila conti gestiti dall’istituto di credito riferiti ad attività criminali, personaggi coinvolti in violazioni dei diritti umani o soggetti sottoposti a sanzioni”.



Fino a questo momento, le informazioni trapelate si riferiscono a conti e depositi di importo complessivo “superiore a 100 miliardi di dollari, ospitati da Credit Suisse tra gli anni Quaranta del secolo scorso e la fine degli anni 2010. Si tratterebbe in tutto di circa 18mila conti bancari, riconducibili a 37mila tra persone fisiche e aziende”. “Le Monde” ha rilevato altresì che “a dispetto delle regole di vigilanza imposte alle grandi banche internazionali, l’establishment della banca zurighese, ha ospitato fondi legati alla criminalità e corruzione per diversi decenni”.



CREDIT SUISSE, LA REPLICA SULL’INCHIESTA “SUISSE SECRETS”: “INFORMAZIONI PARZIALI, INACCURATE O SELETTIVE”

In riferimento all’inchiesta “Suisse Secrets”, il CorSera rivela che tra i personaggi coinvolti figura, ad esempio, Alaa Mubarak, figlio del deposto dittatore egiziano Hosni Mubarak, che “aveva nel suo conto svizzero oltre 200 milioni di franchi”.  “Le Monde” fa invece il nome di Antonio Velardo, “sospettato di riciclaggio per conto della ‘Ndrangheta, titolare di sei conti presso il Credit Suisse, sui quali ha depositato fino a 4 milioni di euro”.



Immancabilmente, Credit Suisse ha voluto diramare una nota stampa che funge da replica ufficiale su quanto denunciato nell’ambito dell’inchiesta giornalistica: “I fatti riferiti sono principalmente remoti, risalendo in alcuni casi addirittura agli anni Quaranta del secolo scorso. Ciò che viene riportato è basato su informazioni parziali, inaccurate o selettive che, estrapolate dal loro contesto, danno adito a interpretazioni tendenziose riguardo la condotta della banca. Credit Suisse conferma di avere adottato le misure adeguate, in linea con le direttive e i requisiti regolamentari applicabili nei periodi in questione e di avere già preso provvedimenti ove necessario”.