Che le piccole e medie imprese siano la spina dorsale dell’economia italiana è una realtà altrettanto nota quanto spesso sottovalutata. Lo slogan “piccolo è bello” è stato peraltro per anni l’alibi gratificante dietro cui nascondere la mancanza di un’efficace politica industriale capace di valorizzare i talenti, le competenze e la passione dei veri protagonisti dell’economia reale.
Pur non avendo le dimensioni e le strutture delle imprese più grandi, le Pmi si trovano a dover fare i conti con amministrazioni locali spesso inefficienti, con un fisco pregiudizialmente ostile, con un sistema bancario poco disposto a concedere credito. Anche per questo l’Italia è rimasta per anni un Paese a crescita bloccata, non solo sotto il profilo della produzione di ricchezza, ma anche nelle importanti dimensioni, strettamente collegate, della produttività e dell’innovazione.
Qualcosa negli ultimi anni è cambiato. Importante è stato il pacchetto Industria 4.0 che ha dato una spinta sostanziale a rinnovamento tecnologico e alla rivoluzione digitale nelle imprese. Altrettanto importante è stato il Fondo di garanzia delle Pmi, operativo di fatto dal 2011, che con fondi relativamente limitati stanziati dallo Stato ha permesso di moltiplicare i flussi finanziari verso le imprese evitando alle banche di dover accumulare capitale di vigilanza in maniera eccessiva.
Uno strumento che è riuscito ad attuare la quadratura del cerchio: creare un dinamismo delle strategie industriali sulla base di un’adeguata capacità di finanziamento da parte delle banche. Nel libro Più credito per tutti (a cura di Stefano Cocchieri, Alessandro Messina, Leonardo Nafissi, Ecra, 2022) si tracciano con precisione le grandi opportunità nate con le riforme sul credito alle imprese varate nel primo decennio di questo secolo senza trascurare i limiti e le ragioni di ulteriori passi in avanti.
Come sottolinea Franco Bassanini nella prefazione, “il vero fatto nuovo che ha provocato un’uscita dalla crisi più rapida e promettente del passato è stato il decisivo ruolo negli anni della pandemia e della ripresa svolto dal Fondo di garanzia Pmi che ha assicurato l’accesso al credito a una gran parte delle piccole e medie imprese italiane, compreso un certo numero di quelle più rischiose, altrimenti difficilmente da parte degli intermediari finanziari”. A questo si aggiunge il fatto che il sistema del credito è stato sostanzialmente riorganizzato con un rilancio operativo di uno strumento che si stava inaridendo, quello del modello tradizionale dei Confidi. Con il risultato che, sottolinea Bassanini “il Fondo di Garanzia ha rappresentato in questi anni lo strumento fondamentale per la sopravvivenza del sistema delle Pmi di fronte alla crisi”.
In questo momento in cui sono di stretta attualità la crisi del sistema finanziario, la fragilità delle grandi banche, la difficoltà nella concessione di credito è allora fondamentale poter contare su di uno strumento finanziario che vede la presenza dello Stato come una garanzia per valorizzare, in una logica di sussidiarietà, la nascita e lo sviluppo delle iniziative imprenditoriali.
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