MONS. CREPALDI: “I CATTOLICI NON COLLABORINO CON L’AGENDA ONU 2030, TROPPI VOGLIONO ABORTO ED EUTANASIA”
È dal palco delle “Tavole di Assisi” che risuona il grido di allarme del vescovo emerito di Trieste, Mons. Giampaolo Crepaldi, sul futuro dei cattolici nel mondo sempre più secolarizzato: in particolare, a destare gli animi dei fedeli dovrebbe essere – secondo il sacerdote – la morsa sempre più liberticida del potere contro lo spazio di incidenza della Chiesa Cattolica, un «odio fondato sull’illuminismo più modello». È il quotidiano “La Verità” ad ospitare oggi diversi passaggi del discorso promosso da Crepaldi alle “Tavole di Assisi”, la due giornate di confronto tra personalità laiche ed ecclesiali sul futuro della Chiesa.
Secondo il vescovo emerito di Trieste, ad oggi il cristianesimo si riduce «ad agenzia di animazione civica, l’agire morale è considerato autosufficiente e possibile senza la luce e il sostegno religioso, la fede si riduce a “buone pratiche sociali” che alla fine è sempre il potere di turno a stabilire». Per Mons. Crepaldi occorre recuperare la convinzione che il cristianesimo e la Chiesa intervengono direttamente nella vita sociale, non tanto per “sostituirsi” ad altre competenze e compiti legittimi, ma «per orientare l’intera vita pubblica verso la sua vera finalità ultima, che è quella trascendente». Il cristianesimo ha qualcosa da dire di profondo e urgente al mondo – annunciare la vittoria sulla morte e sul male con Cristo, la salvezza eterna – ma se rinuncia a tale compito rischia di “perdersi” dentro all’umanitarismo generalizzato e diffuso del nostro tempo.
“IL POTERE ODIA I CATTOLICI: LA CHIESA DEVE REAGIRE”: PARLA IL VESCOVO DI TRIESTE CREPALDI
Il ragionamento del vescovo Crepaldi si fonda sull’insegnamento di Papa Benedetto XVI per cui il mondo ha sempre bisogno del Cristo vivente: «Se il cristianesimo e la Chiesa hanno qualcosa da dire nella pubblica piazza di proprio e unico, ne deriva che i cattolici non possono collaborare con tutti», in quanto non tutto è “uguale”. È ancora Ratzinger a ricordare nel suo Magistero che «Cristo accoglie tutti ma non accoglie tutto», sottolineava nella “Lettera apostolica a modo di Motu proprio sul servizio della carità” nel novembre 2012, dove metteva in guardia il popolo cristiano sui rischi di aderire a progetti e realtà con associazioni magari all’opposto su basi etiche, morali e culturali.
Come per Benedetto XVI non era possibile collaborare per la lotta all’AIDS con associazioni che promuovevano solo la contraccezione come unico criterio in Africa, ecco che oggi – sottolinea mons. Crepaldi – «dobbiamo considerare inopportuno collaborare con associazioni che, pur avendo obiettivi positivi nella loro agenda, però lottano per promuovere l’aborto o il suicidio assistito». Non basta concordare “solo” sui temi ambientali come avviene a tante realtà cattoliche impegnate nel raggiungere l’Agenda ONU 2030, rileva ancora il vescovo: «Nominalismo e agnosticismo oggi sono molto presenti tra i cattolici e gli uomini di Chiesa, talvolta senza la necessaria consapevolezza, il che li rende disponibili alle avventure anche le più strane. Si evidenzia anche una certa “liquidità” dell’essere cattolici nella società, in un attivismo magari frenetico ma improduttivo».
La cruda fotografia che infine Crepaldi fa nel suo discorso da Assisi è che al giorno moderno lo spazio di libertà per i cattolici sia sempre più esiguo e destinato addirittura a sparire: «Man mano che la secolarizzazione procede a grandi passi, aiutata nei suoi effetti distruttivi dalla nuova mondializzazione del nichilismo illuminato, la pattuglia dei cattolici impegnati nel sociale espressamente e senza mezzi termini alla luce della dottrina sociale della Chiesa intesa come annuncio di Cristo nelle realtà temporali e non come semplice umanesimo vagamente solidarista e fraterno, si riduce di numero». Un potere oscuro, non definito e senza una riconducile “cabina di regia” si annida in Europa e in Occidente: «società mondialista fondata sulla tecnologia e su una morale ambiguamente umanistica, post-veritativa, post-naturale e post-cristiana. L’unità di queste forze è data dalla loro cultura comune dell’illuminismo moderno». Il tema è se la Chiesa davanti a questo “potere” distruttivo, chiosa Crepaldi, voglia opporsi e reagire oppure adeguarsi, «il cristianesimo e la Chiesa hanno qualcosa di proprio e di unico da dire al mondo. Se non lo fanno, o se lo fanno non come dovrebbero farlo, non rimarranno neutrali in un mondo a sé, ma saranno penetrati da altre idee che con le proprie non hanno niente a che fare».