Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, ha commentato in una intervista al Corriere della Sera il caso del cavo d’acciaio teso in strada a Milano da un gruppo di giovani, condannando gli autori del gesto, che avrebbe potuto creare non pochi problemi. “Stiamo attenti a non archiviarla come una ragazzata, solo perché non ci sono state conseguenze”, ha sottolineato.



Non è, tra l’altro, la prima volta che accadono episodi di questo genere. “È il racconto di uno smarrimento generazionale che ormai è un’emergenza. Ricordo i sassi dal cavalcavia, ventisette anni fa. Anche allora non erano bimbetti e dissero che lo avevano fatto per noia”. La noia tuttavia non può spiegare ogni fenomeno criminale. “Oltre alla noia questi ragazzi non hanno idea della morte. A parte la parentesi della pandemia è una generazione per la quale la morte non esiste. C’è poi una maledetta seduzione nel cercare emozioni che nella vita non hanno. Non gliela danno più l’amore, il sesso o il lavoro”.



Crepet: “Cavo d’acciaio in strada non è ragazzata, basta giustificare”. L’allarme dell’esperto

A dare le emozioni ricercate ai giovani, piuttosto, sono ora le droghe. Il ventiquattrenne arrestato per il cavo d’acciaio teso in strada a Milano stesso ne faceva uso. “Molti ragazzi sono dentro ad un vortice che da un lato porta alla voglia di anestesia e dall’altro alla ricerca di qualcosa che rompa questa anestesia. Quindi vedere cosa succede se vado in monopattino al buio in galleria o stendo un cavo in strada. C’è un distacco totale dalla realtà”, ha spiegato Paolo Crepet. 



Anche la droga, però, non può essere una giustificazione. “La droga è ormai la musica di fondo nella vita di migliaia di ragazzi. Anche i psicofarmaci spesso sono usati come droga. Questo è lo sfondo, ma non c’è un rapporto di causa ed effetto. Il problema è l’indifferenza rispetto a tutto. Non credi al tuo futuro, non c’è nulla che ti fa gioire o ti appassiona”, ha concluso lo psichiatra.