Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, in un editoriale tra le colonne del Corriere della Sera, ha parlato dell’importanza dei “no”, soprattutto nell’era che stiamo vivendo. “Il mercato contemporaneo funziona per imperativi, influenzamenti perentori, obblighi identitari”, ha sottolineato.
Un fenomeno che, tuttavia, non ricorre soltanto nel settore della moda, bensì anche nella vita quotidiana. “Il desiderio è potere e di conseguenza diventa necessità, senza mediazioni, senza dubbi, senza responsabilità. Tutto deve essere permesso, senza deroghe, per essere occorre possedere. Anche l’amore, anche la maternità, anche l’amicizia”.
In tutti questi ambiti ricorre lo scenario per cui “i no sono dolorosi, quindi devono essere asportati dalla chirurgia del politicamente corretto”. L’esperto, in tal senso, cita lo psichiatra David B. Morris, il quale sosteneva che gli americani di oggi considerano un’esistenza di dolore come una sorta di diritto costituzionale. La riflessione, tuttavia, è estesa anche al popolo del resto del mondo. “Perfino la natura deve piegarsi: strano in un mondo che da una parte lotta per rispettare la terra e dall’altro non tollera che le persone debbano esserlo altrettanto”.
Crepet: “Maternità oggi è trionfo di egocentrismo adulto”. La riflessione
Il tema della maternità, secondo Paolo Crepet, è in questo senso molto controverso. “Si parla di diritti dei bambini, ma non di empatia, come se non ci fosse un legame indissolubile fra gli esseri umani che ne sono coinvolti. È il trionfo dell’egocentrismo adulto. Non una relazione fra persone, ma una scelta opportunistica; non una mano che accarezza un pancione che sarà futuro, ma un atto proditorio e limitato nel tempo: l’idea di un parto come un qui e ora e di altri”.
I riferimenti alle discussioni sulle nuove frontiere dell’essere genitori sono evidenti. “La politica e l’economia si sono impradonite delle vicende umane trasformandole in consenso e profitto. Li chiamano diritti, ma sono campagne elettorali e denaro. Oggi è possibile che un ovocita fecondato si sviluppi in un utero creato da un laboratorio. La scienza lo permetterebbe, forse l’etica ancora no. Per quanto tempo ancora? I primi a pagare saranno i nostri figli, i nostri nipoti. Non si dica domani che non avevamo previsto questo immane cambiamento antropologico, sarebbe patetico”, ha concluso.