Lo psicologo e sociologo Paolo Crepet è intervenuto nel corso della trasmissione Stasera Italia, dove ha parlato della recente deriva violenta degli adolescenti, frutto, secondo lui, di una società in cui permea la “cultura della violenza“. Qualcosa si è rotto, secondo lo psicologo, soprattutto nel rapporto che i ragazzi hanno con la loro famiglia, con i coetanei e, soprattutto, con la scuola, che ha ormai perso il suo valore di percorso emotivo, oltre che accademico.
Spettro della violenza che permea la società, secondo Crepet, sono le “canzoni trap, che non sono violente, ma violentissime, soprattutto contro le donne”. Nei giovani, ma anche negli adulti, spiega, “è morta la complicità, è morto il rapporto vero, l’idea di andarsi a bere qualcosa e piangere o ridere” dei problemi. “Non dobbiamo pensare che questo lo debba fare solo la famiglia“, avverte chiaramente Crepet, ma di contro “non possiamo pensare che lo faccia solo la scuola”. Ritiene, inoltre, inutile l’idea di istituire l’ora di affettività a scuola, perché di per sé “la scuola deve essere affettiva o non è niente, se vai e prendi 4 è un’emozione, quando parli con l’amichetta è un’emozione”.
Crepet: “I docenti devono trasmettere emozioni”
Tuttavia, la scuola, secondo Crepet, “non è più affettiva. Abbiamo tolto i voti e le pagelle, dov’è l’emozione se promuovo tutti?! C’era un’aspettativa, qualcosa che andavo bene oppure no, ma anche gli incontri con gli insegnanti pazzeschi”, che al posto di seguire il programma fanno appassionare i ragazzi. “Siamo vissuti di questa cosa qua”, spiega, “la scuole è senso ed è anche erotismo nel senso di ciò che ti fa provare un’emozione incredibile”.
Ora, infatti, a scuola, spiega Crepet, “prendiamo un operatore più o meno laureato, assolutamente non valutabile, e lo mettiamo con gli adolescenti, con i quali basta sbagliare una parola. Mandiamo i neolaureati nelle scuole dove si suicidano gli studenti. C’è qualcuno”, racconta, “che ha proposto nell’ora di sentimenti di mettere gli influencer, mi si è gelato il sangue”. Sia la figura del docente che l’istituzione scolastica, secondo Crepet, devono creare delle aspettative nei ragazzi, fagli capire il senso della sfida e delle difficoltà, perché altrimenti poi la deriva, che si sta verificando, è quella di ragazzi “anestetizzati. Vanno nei locali con la musica a palla, non capiscono nulla, buttano giù alcool e aggiungono anche una qualche polverina. I maschietti”, conclude, “sono impotenti, perché non c’è più la voglia di cercare e conquistare una ragazza, butti giù la polverina e hai fatto. Togli la fatica e non ti rimane niente, sei anestetizzato”.