L’OMICIDIO DI GIULIA CECCHETTIN E IL PROBLEMA DEI PADRI: L’ANALISI DEL DOTT. CREPET
Se un problema esiste – ed esiste – sul tema dei padri non è certo il patriarcato: lo dice chiaro e tondo il professor Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, non da oggi esperto anche di dinamiche criminali nei casi di cronaca più efferati del nostro Paese (da Cogne ad Avetrana fino a Novi Ligure). L’omicidio della giovane Giulia Cecchettin e l’arresto dell’ex fidanzato Filippo Turetta è divenuto ormai un caso nazionale, con la politica e i media che si “rincorrono” tra accuse, sentenze e banalizzazioni che non aiutano probabilmente nessuno, in primis le due famiglie segnate da una tragedia immane.
Intervistato da “Libero Quotidiano” poche ore dopo l’intervento a “Stasera Italia” dove aveva sottolineato il valore centrale della “scuola affettiva” come vera mancanza nella società di oggi, il dottor Crepet prende il caso Cecchettin da un’altro punto di vista, quello della famiglia, smentendo la tesi per la maggiore di questi giorni: non è un problema di patriarcato e soprattutto non tutti gli uomini sono “presunti colpevoli di violenza”. «Io ragiono da persona libera e mi dà un po’ fastidio quest’idea che qualsiasi cosa venga presa a pretesto per fare della tifoseria da stadio», sottolinea come premessa il professore, aggiungendo come il patriarcato esiste eccome ma non è affatto vero che «i maschi siano tutti patriarchi. Cosa facciamo, la conta dei patriarchi? Dài, è ridicolo». Piuttosto, il problema di oggi non è tanto la presenza del padre-padrone in molte famiglie, semmai il suo opposto: «I padri assenti, che patriarchi non lo sono. Non fanno male a una mosca, ma non ci sono. Si fanno un po’ gli affari loro. In una certa misura sono anche stati portati a farlo, per il lavoro. Se proprio c’è stato un problema, ma non generalizziamo che è sbagliato, è nella non-presenza».
PAOLO CREPET: “VEDO TROPPA AGGRESSIVITÀ NELLE ATTIVISTE, SERVE LA NON VIOLENZA”
Il tema su cui vuole insistere Crepet è la non generalizzazione: non tutti i padri sono assenti, non tutti sono patriarchi e soprattutto non tutti i figli di padri assenti o patriarchi diventano poi assassini (e viceversa). Dire questo non significa giustificare la violenza o pensare che non vi siano padri-maschi violenti: secondo il professore il tirare una riga e dire «siete tutti così e noi siamo tutte colà» è sbagliato e semplicistico.
Sempre a “Libero Quotidiano” lo psichiatra va anche oltre e raccomanda alle attiviste femministe che non sempre sono i maschi ad essere violenti, ma vi sono anche «madri violenti. Allora che differenza c’è tra uomo e donna?», torna a chiedersi Crepet. La risposta è semplice quanto non banale: «se è genetica mi vengono i brividi a pensare che ci sia una genetica buona solo femminile e una genetica cattiva solo maschile». Per il dottor Crepet ragionare così non è solo esagerato ma anche basarsi «sul nulla se non con la rabbia». Anche nei casi così tremendi come quelli di Giulia e Filippo basarsi sulla semplice “causa-effetto” per spiegare una strage non rende giustizia, mai: le generazioni di oggi piuttosto soffrono il non aver lavorato ed essere cresciuti confrontandosi con la frustrazione. «Da un lato c’è un ragazzo che non riesce a gestire un abbandono e dall’altra parte c’è una ragazza che ha subito la perdita della madre e non riesce a gestire la sua assenza, per cui si ributta in quel sentimento. Non ce la fa a dire di no», sottolinea in conclusione Crepet, non senza prima dare un consiglio spassionato alle tante attiviste e donne che si scagliano in questi giorni contro la categoria maschile. Vede tante, troppa aggressività il professore: «Se vuoi parlare della violenza fallo in maniera non violenta, sennò non sei credibile. Se mi parli violenza ipotizzando di spaccarmi la faccia, sei violenta anche tu. Alle ragazze direi: “Andateci piano”».