Nel film Criature il personaggio Mimmo Sannino (interpretato dall’autorevole “napolitanista” Marco D’Amore, protagonista di “Gomorra”) è ispirato a Giovanni Savino, educatore di strada nella città del Vesuvio. Affascinato dal mondo circense, il coraggioso Mimmo raccoglie attorno a sé, dalle strade di Napoli, giovani difficili, attratti dalla malavita organizzata. Li attrae per farne una “tribù” di saltimbanchi. Per convogliare l’energia in esibizioni di strada, per trasformare la rabbia, la paura e l’abbandono in esperienze vitali di rinascita. Per immaginare un futuro diverso dalla camorra. Una missione nobile, contro la dispersione scolastica, che lo impegna e lo espone al rischio quotidiano.
Ci sono film che ti riconciliano con il cinema. Che ti ricordano che il cinema è arte e la televisione è semplificazione. Che il cinema è spettacolo e la televisione è scenetta. Che il cinema è riflessione e la televisione è stereotipo. Che il cinema è anima e la televisione è recita.
Ci sono film, come questo, che è al cinema ma dovrebbe essere in televisione. Spettacolo precotto, favola per bambini, show da prima serata in Rai. Non escludo l’entusiasmo del pubblico per una storia di buone maniere e buone intenzioni che tumula la verità dietro al sorriso di un pagliaccio. Un eterno ritorno al “lieto” fine che umilia il talento del mestiere. Storia per bambini? Scuola media? Film dibattito a uso degli insegnanti? Buoni e cattivi da cartone animato?
Il dramma spettacoloso di “Gomorra”, che creava miti di matrice delinquenziale, si trasforma con Criature in un doposcuola rassicurante, protetto da Dio e dalla dea fortuna. Il male si palesa, inevitabile, in questa ennesima Napoli dannatamente di moda, centro astrale di film, musica, tv e sport. Ma non morde più di tanto, se non per proporre facili lacrime versate per l’amico che non c’è più. È danno collaterale, inevitabile, ciclico. L’importante è sapere che qualcuno combatte, stoico, eroico, coraggioso. Un gran comandante del bene, col naso rosso e carisma da fratello maggiore.
Un film necessario, per non rinunciare alla guerra di civiltà, per non demordere al sogno di legalità, per non continuare a consegnare giovani leve alla leva della malavita organizzata, senza dubbio la miglior carriera giovanile. E noi gridiamo no. E fa bene ripeterlo. E scendiamo in campo, se necessario anche con storie rassicuranti, parodia del cinema e del reale.
Se serve a qualcosa, in qualche vicolo di Napoli e dintorni, così sia. Turiamoci il naso, somministriamo abbondanti dosi di banalità, purché serva davvero a qualcosa di buono. Di concreto, di imitabile. E non solo ad accomodarci ancor più comodamente sulla poltrona di casa, felici del fatto che gli eroi esistono. Almeno al cinema della grande consolazione.
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