Dalla religione alla politica (e ritorno): il caso che agita i rapporti diplomatici, nuovamente, tra Germania e Polonia questa volta non nasce dallo stato di diritto né dalle leggi LGBT: sorge tutto da un articolo di un prete e teologo polacco, Dariusz Oko, pubblicato sulla rivista teologica tedesca “Theologisches” e dai toni molto duri nei confronti di parte della Chiesa Cattolica. «Cricca gay domina la Chiesa», definendo i suoi colleghi sacerdoti e vescovi omosessuali dei «parassiti» per gli scandali sessuali avvenuti all’interno del Vaticano.



Inevitabili le ripercussioni subito scattate a livello giudiziario, oltre che teologico: il Tribunale di Colonia, dopo la denuncia partorita da un prete tedesco, ha condannato Oko per “incitamento” all’odio, comminandogli una multa da 4.800 euro e aprendo così definitivamente lo “scontro” diplomatico sull’asse Berlino-Varsavia. Immediatamente infatti il Governo polacco replica duramente alla condanna del noto teologo, con il viceministro della Giustizia Marcin Romanowski che sottolinea «nel sistema giudiziario tedesco si constatano tendenze contrarie ai valori della libertà».



LO SCONTRO POLONIA-GERMANIA

Sullo sfondo resta il mai risolto scontro Polonia-Germania, nient’altro che preambolo al più complesso e generale “duello” con Bruxelles per la dichiarazione di subordinazione delle sentenze Ue a quelle polacche (approvata dalla Corte Costituzionale di Versavia, con immediata procedura d’infrazione avviata dall’Europa contro la Polonia). I giudici di Colonia sostengono di aver mosso sentenza solo sulla base della Costituzione, dove recita «La dignità della persona umana è inviolabile, e al suo rispetto è subordinata ogni azione di ogni organo dello Stato». Aver accusato la Chiesa di avere una cricca di «gay parassiti» che la dominano è costato a Dariusz Oko la pena inflittagli. Raggiunto dalla DPA (agenzia tedesca), ancora Mainowski contrattacca «L’imposizione di pene contro l’attività scientifica distrugge e minaccia i valori costitutivi della libertà e gli standard europei». La Polonia attacca la Germania accusando di violare la libertà di espressione, di contro Colonia sostiene che l’articolo di Oko non sia altro che un discorso d’odio contro la comunità LGBT. Come riporta “Repubblica”, la lobby cattolica conservatrice “Ordo Iuris” ha fatto ricorso in appello contro la sentenza, sostenendo che le tesi del teologo non siano discorsi d’odio bensì «attività scientifica teologica».

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