I crimini di guerra commessi e documentati in Ucraina potranno essere puniti. Ad affermarlo è Silvana Arbia, magistrato di grande prestigio e molto affermata all’estero. Nel corso di un’intervista rilasciata a Il Dubbio, ha affrontato la dolorosa questione dei crimini di guerra avvenuti non soltanto durante l’attuale invasione da parte della Russia, ma fin dagli eventi del 2014. Arbia, che in passato è stata anche Prosecutor del Tribunale penale internazionale per il Ruanda e in questa veste ha ottenuto la condanna dei responsabili del genocidio del 1994, ha affermato che “i mezzi disponibili per effettuare indagini e la tempestività delle stesse, in un contesto di mobilitazione massima della comunità internazionale, delle istituzioni dell’Ue e della società civile, costituiscono condizioni molto favorevoli a risultati positivi”.



Dalle sue parole emerge quindi la concreta possibilità di perseguire tutte le persone che si sono macchiate dei crimini di guerra, sebbene Silvana Arbia metta in evidenza come “la qualità delle prove e la loro conservazione sono sempre comunque aspetti critici” anche nella guerra tra Russia e Ucraina.

Guerra in Ucraina, è possibile imputare chi ha commesso crimini dal 2014 in poi

Secondo quanto ha dichiarato Silvana Arbia a Il Dubbio, tra i soggetti che possono essere incriminati potrebbe esserci anche il premier russo Vladimir Putin. Come spiega Arbia, infatti, “chiunque ha commesso crimini di competenza della Corte Penale Internazionale in Ucraina dal 2014 in poi è suscettibile di essere imputato e processato”, poiché “l’Ucraina ha accettato la giurisdizione della Cpi” e anche “un gran numero di Stati hanno denunciato la situazione Ucraina alla Corte, consentendo al Procuratore di avviare senza ritardo le indagini”.



Per Silvana Arbia ci troviamo quindi in una “fase in cui le informazioni non sono accessibili al pubblico” e in cui “ove necessario, persino una richiesta di mandato di arresto può essere secretata”. Come spiega il magistrato, la Corte Penale Internazionale nacque vent’anni fa, un periodo che ha permesso di “testare e consolidare un meccanismo di giustizia indipendente, permanente e basato su un trattato internazionale, inteso a porre fine all’impunità dei più gravi crimini di rilevanza internazionale, quali il genocidio, i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra e il crimine di aggressione”.