Paolo Savona, presidente Consob, ha incentrato la sua relazione relativa all’anno della pandemia sull’argomento criptovalute e sulla protezione del risparmio, utilizzando una metafora molto efficace: il genio informatico è uscito dalla lampada e non vi rientrerà più. Gli stralci più significativi del suo intervento sono stati riportati sulle colonne de “Il Corriere della Sera”, sulle quali si legge che quando il risparmio non viene utilizzato dai privati, lo Stato ricorre all’indebitamento, non sempre però a seguito di una fondata valutazione degli effetti redistributivi intergenerazionali.
“Per fare fronte alle difficoltà economiche e sociali il debito pubblico è cresciuto grandemente – ha affermato Savona –, sia pure in forme diverse da quelle che uno stato emergenziale avrebbe richiesto. La fiducia nelle capacità di reazione dell’economia italiana è tuttavia cresciuta, come testimonia la significativa riduzione dello spread tra i tassi dell’interesse dei Btp e Bund”. Secondo Savona, per la prosecuzione della fase di rilancio dell’attività produttiva è però necessario integrare le decisioni prese per incentivare il capitale di rischio delle imprese, al fine di migliorare la loro leva finanziaria e renderle più disponibili a intraprendere nuove iniziative.
PAOLO SAVONA: “CRIPTOVALUTE? IL GENIO È USCITO DALLA LAMPADA”
Paola Savona, presidente Consob, ha sottolineato come l’informatica finanziaria sia una lampada prodigiosa dalla quale è uscito il genio e “le autorità non riusciranno a riportarlo dentro, perché esso agisce nella sfera immateriale (o infosfera), controllabile solo cambiando il protocollo di scambio delle informazioni”. Per il leader del sodalizio, la piramide di bit, l’unità di misura dell’informatica, è cresciuta enormemente ed è penetrata nel mercato degli strumenti tradizionali, perdendo il contatto territoriale implicito nella loro trattazione su basi legali. Nelle attuali condizioni, “le autorità possono intervenire divenendo parti attive nell’infosfera, ossia utilizzando anch’esse i vantaggi delle tecniche digitalizzate; la loro azione risulterà più efficace se cooperano tra loro ma, per raggiungere lo scopo, devono comprendere innanzitutto i limiti e le possibilità nell’uso delle nuove tecnologie che la scienza dei dati e quella delle reti va sviluppando a ritmi incalzanti”. Savona ha concluso dicendo che la necessità di definire norme in materia non è sentita dalle sole autorità di vigilanza, ma anche dagli operatori di mercato più attenti, che riconoscono l’esistenza di rischi per la loro attività in criptovalute derivanti dalle incertezze o imprecisioni decisionali: “Ogni rivoluzione tecnologica causa conseguenze culturali e sociali, senza però arrestarne l’affermarsi e lo sviluppo degli strumenti virtuali pare confermare questa esperienza”.