Nei giorni in cui tiene banco per la sua candidatura col Pd alle elezioni politiche 2022, il microbiologo Andrea Crisanti è protagonista di un nuovo caso. Sui social sono tornate d’attualità alcune dichiarazioni rese l’anno scorso ad Agorà. Era infatti il 7 giugno 2021 quando Crisanti, candidato dai dem come capolista nel collegio Europa, arrivò a proporre di abolire la privacy per tutelare la salute pubblica. Si stava discutendo, in relazione alla pandemia Covid, del tracciamento e delle difficoltà incontrate dall’Italia, oltre che delle difficoltà di dialogo tra le banche dati regionali sul vaccino, che complicava il coordinamento della campagna vaccinale.



«La geolocalizzazione non è una grande concessione di privacy. Non mi pare una grande deroga ai diritti di privacy. Non è che vieni geolocalizzato ogni singolo istante», aveva cominciato Crisanti a proposito dell’idea di scannerizzare il Qr Code del green pass all’ingresso dei vari luoghi per poter capire i posti frequentati da un eventuale positivo proprio per il tracciamento. «Noi siamo continuamente tracciati per fini commerciali. La privacy è il recinto attraverso il quale queste grandi compagnie gestiscono il loro business. Anzi, io sarei dell’idea di scardinare questa cosa, di abolire la privacy, perché è il solo modo per rompere questi monopoli», le parole di Crisanti nel talk mattutino di Rai 3.



QUANDO SANGIULIANO “DEMOLÌ” CRISANTI SU PRIVACY

Parole che già allora fecero discutere. Infatti, non si fece attendere la dura replica di Gennaro Sangiuliano, direttore del Tg2: «Non la può abolire perché la Costituzione lo impedisce. La privacy è un diritto riconosciuto da tutti i trattati internazionali cui l’Italia aderisce, è un diritto riconosciuto dalle Carte delle Nazioni Unite e dall’Ue. Lo ritengo bravo nella sua materia, ma è un’affermazione pericolosa e antidemocratica». La replica di Andrea Crisanti: «Io intendevo abolire la privacy su questo, i giganti hi-tech hanno un monopolio di nostri dati». Come fece notare Sangiuliano, abolire la privacy «è come abolire il diritto di voto dei cittadini o abolire la democrazia».



Quindi, fece notare: «Lo so che abolendo la democrazia si ha più efficienza, questo ce lo può spiegare Federico Rampini, ma non per questo noi dobbiamo rinunciare ai diritti fondamentali che abbiamo conquistato in secoli e secoli di storia». A questo punto la precisazione del microbiologo: «Per i dati che noi diamo inconsapevolmente ai giganti del web c’è una deroga continua alla privacy, quindi non capisco perché non devono essere restituiti alla comunità».