Andrea Crisanti, microbiologo diventato celebre soprattutto per il ruolo di divulgatore scientifico sui media durante la pandemia Covid, e per le sue denunce sull’inefficacia dei tamponi rapidi in Veneto, ha rilasciato una intervista a Il Fatto Quotidiano, nella quale ha raccontato come vive la politica dopo essere stato eletto senatore con il PD. “Al Senato, capisco solo il 30% delle leggi che votiamo, per il resto è vuoto cosmico“, afferma il professore, aggiungendo anche di soffrire spesso la noia durante le sedute in Parlamento, ma: “Invece di zuzzurellare, mi metto a pensare a quali gambe dare ai prossimi emendamenti“.
Sull’esperienza da scienziato avuta durante l’emergenza Covid dice: “Non sapevamo nulla sul virus, c’è stata molta approssimazione soprattutto all’inizio“, ma ci tiene a precisare che questo è in generale l’approccio della scienza, un carattere comune adottato quando si verificano situazioni del genere nuove, concludendo: “Sono stati anni difficili, abbiamo lottato contro un nemico comune per la collettività e ne siamo usciti a fatica“.
Andrea Crisanti: “Ridurre numero chiuso a Medicina comporterà più costi per la collettività”
Il microbiologo Andrea Crisanti, nell’intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano ha parlato molto della responsabilità del ruolo, ottenuta dopo l’elezione a senatore a ottobre 2022, dicendo non solo di capire poche delle leggi che vengono votate in Parlamento, ma anche di soffrire dopo ogni seduta nella quale afferma di essere assalito dal “Vuoto cosmico“, aggiungendo: “Ad ogni votazione è tremendo, ti stende“. Tra i provvedimenti che sono in discussione attualmente al governo, sottolinea soprattutto quello sulla proposta di eliminare il numero chiuso per l’accesso alla facoltà di medicina, sostenendo che con l’approvazione ci saranno ripercussioni economiche pesando sulla collettività, perchè: “Ogni studente costa 150mila euro se arriva a laurearsi, dopo con la specializzazione il costo sale di altri 250mila“.
Infine una considerazione sui movimenti “no vax” nati durante la pandemia per contestare i vaccini e le misure di prevenzione contro i contagi: “Quello che li tiene insieme è la paura dell’ignoto e l’ignoranza nei confronti della biologia“, un comportamento che si ripete, come ricorda il professore: “Anche Pasteur, quando sviluppò ed inoculò il primo vaccino contro la rabbia si trovò circondato di manifestanti a casa sua“.