Aveva dichiarato di non essere adatto per la politica, mentre oggi è stata ufficializzata la candidatura di Andrea Crisanti tra le file del Pd. Ma quelle parole sono l’ultimo ‘problema’ per il microbiologo. Neppure le critiche al ministro della Salute Roberto Speranza e al primo Cts risultano scomode quanto il fatto che è l’autore di una perizia di 90 pagine che potrebbe risultare decisiva per l’inchiesta della procura di Bergamo sulla gestione delle prime fasi della pandemia Covid ed eventualmente indurre i pm a indagare anche alcuni esponenti del partito con cui si candida alle elezioni politiche 2022. «Ma non ritengo ci sia alcuna inopportunità in questo senso nella mia scelta di candidarmi», replica lui ai microfoni dell’Agi. Crisanti precisa che la sua perizia «è solo tecnica» e fa notare che «durante questi anni ho polemizzato spesso con qualsiasi partito. Non ho mai derogato né mai derogherò alla mia integrità e trasparenza».



Lo studio, realizzato in un anno e mezzo, ha evidenziato «delle criticità sulla ‘zona rossa’ in Val Seriana, sia sulla tempistica che sulle modalità», secondo quanto indicato da Crisanti nel gennaio scorso. Tra le ipotesi dei magistrati guidati dal procuratore Antonio Chiappani c’è quella che la mancata chiusura da parte del governo e della Regione Lombardia del territorio colpito dal Covid possa aver aggravato il bilancio delle vittime.



CRISANTI “SCIENZA INDIPENDENTE DA POLITICA”

«L’attestato di stima da parte del Pd va al di là dei disaccordi contingenti e riconosce la mia integrità. Le valutazioni della scienza sono indipendenti dalla politica», rimarca Andrea Crisanti all’Agi. «Dio solo sa quanto ci sia bisogno del contributo di tecnici nel governo del Paese», aggiunge il microbiologo. La procura di Bergamo comunque terminerà la sua lunga inchiesta in autunno, forse dopo le elezioni politiche 2022. Sul tavolo anche la questione del piano pandemico non aggiornato. Tra i reati ipotizzati anche epidemia colposa e falso.



Non manca una replica al collega Matteo Bassetti, secondo cui potrebbe esserci un collegamento tra la sua candidatura e la pensione imminente: «Veramente mi avevano chiesto anche 5 anni fa di candidarmi, prima della pandemia. In ogni caso la pensione non è un limite per chi ha una reputazione scientifica internazionale come la mia, sia in Italia che all’estero. Non avrei problemi a lavorare in un’università inglese o americana».