Il professor Andrea Crisanti è tornato a commentare le dichiarazioni del primario Alberto Zangrillo, secondo cui il coronavirus non esiste più clinicamente. «Non ha senso, a tutti i livelli: è una follia. Per me esiste», ha dichiarato al Corriere della Sera. Conferma che il virus Sars-CoV-2 ora abbia una minore «capacità penetrativa», come aveva detto il dottor Massimo Clementi che dirige il laboratorio di virologia al San Raffaele, ma il discorso è diverso per Crisanti. «Se noi usiamo le mascherine e il distanziamento, si abbassa la carica virale e la capacità penetrativa scende». Per Crisanti anche il coronavirus potrebbe mutare. «Esistono delle varianti che si impongono sulle altre e si moltiplicano. Il problema è che non abbiamo ancora abbastanza conoscenze per dire quali siano». Se l’estate potrebbe essere tranquilla, a patto di agire con buonsenso, diverse sono le previsioni per l’autunno.
«Ritorno contagi? La possibilità è elevata e non mi farei trovare impreparato». In merito alla ripartenza, Crisanti ha criticato la scelta del governo: «Avrei preso le due-tre regioni con più casi e avrei aspettato altre due settimane per vedere cosa succedeva. C’è troppa voglia di gettarsi tutto alle spalle e di ripartire come se non fosse successo nulla quando invece il virus non è sparito». Infine, sui negazionisti come Pappalardo: «È gente che vuole dare una chance al virus. Mi fanno pena e anche paura per lo sprezzo del lavoro fatto finora. Direi irresponsabili». (agg. di Silvana Palazzo)
CRISANTI VS ZANGRILLO “FOLLIA SU CORONAVIRUS”
Il 31 maggio scorso Alberto Zangrillo diceva che “il Coronavirus clinicamente non esiste più”. Parole che citavano uno studio del San Raffaele (del cui reparto di terapia intensiva è direttore), e opinione che ha trovato ampia condivisione sui social. Tantissime persone infatti hanno ripreso le esternazioni del medico per perorare la causa del “liberi tutti”, o comunque sostenere come certe misure restrittive ancora in vigore, su tutte le scuole chiuse fino a settembre, siano frutto di una campagna della paura con poca attinenza ai dati reali. Del resto però, come ogni intervento medico che si rispetti, le parole di Zangrillo hanno anche suscitato reazioni opposte: non è mancato chi lo ha accusato di eccessivo ottimismo e di sottovalutazione del problema. Certo, in larga parte per mano e bocca di privati cittadini che magari hanno pochi argomenti per controbattere scientificamente; ma anche da qualche collega medico.
E’ il caso di Andrea Crisanti, virologo e direttore di Microbiologia e Virologia all’Università di Padova: quest’ultimo, intervenuto ad Agorà su Rai 3, ha ripreso le dichiarazioni di Zangrillo e ha detto di non spiegarsi l’uscita. “Se Zangrillo fosse andato a Vo’ la prima settimana di gennaio avrebbe detto che il virus clinicamente non esisteva e poi avrebbe visto cosa ha fatto”. Vo’ è il comune sui Colli Euganei – provincia di Padova, appunto – che è stato tra quelli specificamente dichiarati zona rossa, prima che il Governo Conte decidesse di chiudere tutta l’Italia (creando anche un contenzioso sugli aiuti previsti dal Decreto Rilancio, con le polemiche del governatore regionale Luca Zaia). Proseguendo comunque con l’intervento di Crisanti, il virologo ha detto che il suo collega del San Raffaele ha approcciato il Coronavirus con un atteggiamento decisamente “sportivo”. Poi, pur ammettendo che oggi la trasmissione è poca, ha avvisato sul fatto che questo non corrisponda automaticamente all’assenza di pericolo.
CRISANTI: “IL RISCHIO ZERO NON ESISTE”
“In questo momento il rischio zero non esiste” ha sottolineato Crisanti; che poi ha spiegato la cosa dal punto di vista dei suoi studi, affermando che il Coronavirus è un qualcosa che ancora non si comprende pienamente. “Non capiamo perché c’è un numero così elevato di asintomatici e perché a un certo punto, raggiunto una soglia critica, le persone cominciano ad ammalarsi in modo così grave e con conseguenze così devastanti”. A supporto di queste dichiarazioni, il virologo ha poi parlato della situazione dell’Austria, che non ha riaperto le frontiere all’Italia: una decisione saggia, visto che ci sono ancora tantissimi casi. Anzi: il nostro Paese, ha affermato, dovrebbe stare attento nei confronti degli Stati Uniti e del Sud America, e anche “sui Paesi europei bisognerebbe fare delle differenze e stabilire dei criteri”. Ovvero? Presto detto: controllo della temperatura, tampone e rintracciabilità, isolamento in caso di positività perché “non è che si può riaprire tutto così”. Prudenza dunque, la parola d’ordine di Crisanti; va detto, riguardo questo, che anche Zangrillo avvertiva le persone sulla necessità di osservare tutte le misure sanitarie, unico modo per vincere definitivamente contro il Coronavirus.
A chiusura del suo intervento, Crisanti ha parlato delle sorprese riservate dai test sierologici: i quali hanno evidenziato un numero importante di persone che stavano bene al campionamento del 25 febbraio, ma che adesso hanno sviluppato gli anticorpi. Facendo riferimento a questo, il virologo ha detto che a Vo’ è il 5% della popolazione ad avere gli anticorpi, il che permette di “datare l’ingresso del virus dalla prima-seconda settimana di gennaio”. E ancora, un pensiero sull’App Immuni che da pochi giorni si può installare sui propri smartphone e permette il tracciamento dei contagi da Coronavirus: “Così come è concepita, e con i livelli di identificazione dei casi, penso abbia un impatto molto basso” e per essere davvero incisiva dovrebbe essere scaricata, secondo lui, dal 90% degli italiani. Un altro parere negativo dunque, se non altro qui non per un problema di privacy.