Il professor Andrea Crisanti torna a ribadire la necessità di farsi guidare dalla prudenza quando si parla di vaccinazione anti Covid dei bambini. «Non sono piccoli adulti, sono diversi dal punto di vista fisiologico e metabolico», ha spiegato a La Verità. Non sono uguali agli adulti e i dati che valgono per questi ultimi non possono essere applicati ai bambini per analogia. «Devono crescere, devono sviluppare gli apparati riproduttivi». Dunque, sarebbe meglio procedere con prudenza. «Che fretta c’è? Sarebbe stato meglio aspettare». Ciò perché tra un mese avremo i dati sulle vaccinazioni ad un milione di bambini. Per Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico scientifico (Cts) se tutti aspettano i dati altrui, allora non arrivano mai. «È una manipolazione. Io, se fossi stato consultato come esperto in America, avrei consigliato di aspettare. Lì invece i politici si sono voluti assumere questa responsabilità. Noi siamo cog*ioni se non gli andiamo dietro?», la replica del microbiologo. Per queste posizioni si è attirato delle critiche, ma «è proprio questo atteggiamento che offre benzina ai no vax e ai complottisti». Neppure l’allarme long Covid nei bambini va preso sul serio: «Sui bambini si tirano fuori cifre a caso. Dicono: “Ne sono morti 16”. Innanzitutto, nella classe 5-10 ne sono morti 9». Ma non sappiamo in che condizioni fossero, se soffrissero di patologie pregresse e i dati non sono stratificati per età.



L’ATTACCO A GOVERNO E AUTORITÀ SANITARIE

Quel che andava fatto era spingere sulla terza dose. «A giugno ci raccontavano che avremmo raggiunto l’immunità di gregge. Sono queste le vere fake news di Stato». A La Verità Andrea Crisanti ha attaccato anche la comunità scientifica, spiegando che «sapeva già da aprile-maggio che la protezione dei vaccini durava massimo sei mesi». Inoltre, era a conoscenza del problema delle varianti. «Dunque, era chiaro che quella dell’immunità di gregge fosse una menzogna». Quando gli è stato chiesto conto di Franco Locatelli, che prospettiva l’immunità di gregge per agosto-settembre, il microbiologo ha risposto: «Deve chiederlo a quelli che raccontavano certe stupidaggini». Anche le case farmaceutiche ovviamente sapevano del calo di protezione. «La protezione dall’infezione, a sei mesi, cala dal 95% al 40%, mentre quella dalle complicazioni scende dal 90 al 65%». Quindi, già da un mese dovevamo partire con le terze dosi a tappeto, anziché inseguire i no vax che per Crisanti sono «un problema, non il problema». Per quanto riguarda le prospettive future, preferisce non sbilanciarsi. «Servirebbero vaccini dalla durata più lunga e terapie estremamente efficaci. Forse ci vorrà un altro paio d’anni» per lasciarci il Covid alle spalle, mascherine comprese.



IL PUNTO SULLA VARIANTE OMICRON

Ma Andrea Crisanti ha parlato anche della variante Omicron, la cui trasmissibilità non ha a che fare con la virulenza, cioè la capacità del virus di causare sintomi, che danneggia il virus stesso, perché se muore l’ospite muore anche lui. «E allora, se il virus può trasmettersi senza provocare danni, come accade con certi virus respiratori, ad esempio quello del raffreddore, possono diffondersi varianti altamente trasmissibili, ma non patogeniche. Se ciò accadesse, sarebbe fantastico». Ma non sappiamo se sia questo il caso della variante Omicron. «Sicuramente ha un’alta trasmissibilità, capace di infettare anche i vaccinati. Sulla sua pericolosità, mancano ancora dati certi». Ad ogni modo, non bisogna allarmarsi troppo per ora. E sui richiami annuali di cui parlano Pfizer e Moderna, il microbiologo è critico: «Sarò sempre anche questione di business, non serve più nemmeno scandalizzarsi. Il punto è che le autorità politiche le devono moderare».

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