Secondo il professor Andrea Crisanti, chi non si vaccina per paura dovrebbe prendere misure di sicurezza maggiori rispetto ad un vaccinato, ovvero, indossare una mascherina più performante. Parlando ieri mattina in diretta tv con il programma di La7, L’Aria che tira, condotto da Myrta Merlino, il direttore di microbiologia dell’università di Padova, ha confessato: “Non possiamo obbligare una persona che ha paura del vaccino. Si deve mettere la mascherina Ffp2 tutti giorni”.
Una sorta di piano B quindi per tutti coloro che hanno la fobia non soltanto del vaccino anti covid, ma anche delle punture, degli aghi, delle medicine, nonché coloro che soffrono di ansia e via discorrendo: “In Italia – ha proseguito Crisanti – c’è una grossa percentuale di persone che soffrono di fobie, ansia, nevrosi. La paura del vaccino diventa irrazionale, qualsiasi argomento non fa breccia. La paura del vaccino diventa una fobia e siamo nel campo di una patologia. Se una persona ha paura, bisogna recuperarla in qualche modo: si deve mettere la mascherina Ffp2 tutti i giorni, non possiamo obbligarla”.
CRISANTI: “GOVERNO STABILISCA UN OBIETTIVO…”
Poi Crisanti ha ribadito un concetto già espresso la scorsa settimana a Piazzapulita, in merito alla necessità da parte del governo di mettere un paletto riguardo le vaccinazioni: “Il governo stabilisca la percentuale minima di vaccinati necessari per raggiungere l’obiettivo – ha spiegato l’esperto – non c’è chiarezza. Se si parla di terza dose perché il vaccino non protegge, si apre il varco a posizioni pericolose no vax. Ora arriviamo al 31 dicembre e poi cosa facciamo? Estendiamo il green pass o lo eliminiamo? Non possiamo decidere per legge quanto dura il vaccino”.
Infine un commento sui numeri dell’Inghilterra, dove negli ultimi giorni sono state registrate più di 40mila infezioni: “E’ un paese che ha una percentuale di vaccinati intorno al 73-74% – ha commentato – e ha raggiunto una situazione di equilibrio con 40mila casi al giorno e 800 decessi a settimana: pagano un prezzo elevato. La differenza tra Inghilterra e Italia non è il numero di vaccinati, ma il momento in cui è avvenuto il picco delle vaccinazioni: lì tra gennaio e febbraio, da noi tra aprile e maggio”.