Lo studio non è ancora uscito, ma è già un caso. Nei giorni scorsi è stata annunciata la pubblicazione su Nature della ricerca sulla ridotta sensibilità dei test antigenici rapidi condotto dal professor Andrea Crisanti, il quale ha dimostrato l’incapacità di questi tamponi di rilevare il coronavirus nel 30% dei positivi. Lo studio è stato firmato anche dai due primari dell’Azienda ospedaliera di Padova, Annamaria Cattelan delle Malattie infettive e Vito Cianci del Pronto soccorso, ma proprio nelle ultime ore ne hanno preso le distanze con una nota in cui si dice che il testo in pubblicazione non è quello a cui hanno lavorato. «È stato modificato il titolo, sono stati cambiati alcuni autori e introdotti nuovi esperti».



Inoltre, affermano che è cambiata la metodologia di analisi dei dati dello studio di Crisanti, mentre c’è una implementazione delle analisi statistiche. «Resta il concetto del valore dei test molecolari e anche dei test antigenici, che grazie a una diagnosi tempestiva interrompono la trasmissione virale». Ma i due primari rimarcano che nello studio in fase di pubblicazione «sparisce del tutto la correlazione tra l’utilizzo di test antigenici rapidi e la mortalità in Veneto con particolare riferimento alle case di riposo. In definitiva si tratta di un elaborato diverso dal precedente che, ripetiamo, mai essere stato pubblicato, nei toni e nelle deduzioni».



“TEST RAPIDI POTREBBERO FACILITARE DIFFUSIONE VARIANTI”

Lo studio presentato dal professor Andrea Crisanti, direttore della Microbiologia all’Università di Padova e membro del Cts regionale, paragona l’adozione dei tamponi antigenici rapidi nel Veneto con la diffusione nel resto d’Italia. «Potrebbero facilitare la trasmissione di nuove varianti che sfuggono al loro rilevamento, con importanti implicazioni per la salute pubblica». La tesi di Crisanti, da cui i due primari prendono le distanze, è che il ricorso ai test rapidi ha reso i veneti più vulnerabili al Covid e favorito la diffusione non rilevata di nuove varianti.



«Questi risultati sottolineano l’importanza di mantenere i test molecolari a fini di sorveglianza, perché la sensibilità dell’antigenico è inferiore, in particolare quando la carica virale è bassa, con conseguenti falsi negativi più frequenti». Come riportato dal Corriere della Sera, per Andrea Crisanti, attualmente impegnato col Pd alle Elezioni Politiche 2022 da candidato, i test rapidi sono uno strumento conveniente per una diagnosi tempestiva, ma l’assenza o l’uso limitato dei tamponi molecolari può far sfuggire le nuove varianti del coronavirus. Si fa riferimento alla sorveglianza dell’ospedale di Padova che ha individuato «la circolazione di nuove varianti in Veneto con una frequenza maggiore rispetto al resto d’Italia».