Andrea Crisanti chiede misure restrittive più dure in merito all’utilizzo del Green Pass. Il Governo ha esteso l’obbligatorietà del certificato verde in alcuni luoghi come ristoranti al chiuso e musei ed a partire dal 1° settembre anche i docenti, il personale scolastico e gli studenti universitari saranno obbligati ad averlo. Il virologo, tuttavia, ritiene che per ostacolare la circolazione del Covid-19 sia necessario porre ulteriore attenzione alla questione in vista dell’arrivo in Italia della quarta ondata.
“Il Green Pass aumenta indirettamente la sicurezza dei cittadini, dato che li spinge a vaccinarsi. L’effetto diretto però non è dimostrato. Il certificato va dato solo a chi ha due dosi e il tampone molecolare, perché solo una dose o l’antigenico rendono meno sicuri gli spazi chiusi”. Lo ha detto il professore ordinario di Microbiologia all’Università di Padova in un’intervista rilasciata a La Stampa. È da comprendere, inoltre, quanto tale misura funzionerà in determinati ambiti, tra cui ad esempio lo stadio, che riapriranno con capienza al 50%. Andrea Crisanti, in tal senso, nutre alcuni dubbi. Restano chiuse, invece, le discoteche. “Un Green Pass Plus valido solo con la seconda dose potrebbe partire proprio da lì”, ha sottolineato. Da chiarire, inoltre, se il certificato verde possa essere reso obbligatorio – come nelle scuole e nelle università – anche nel mondo del lavoro: una misura che il virologo ritiene ardua da attuare dal punto di vista giuridico.
Crisanti sulla quarta ondata di Covid-19
Il timore degli esperti è che in autunno la curva dei contagi possa registrare una nuova netta risalita. “In Europa è già iniziata e in Italia potrebbe ripetersi la situazione dell’anno scorso con numeri minori”, ha detto Andrea Crisanti. I dati, a causa della maggiore contagiosità della variante Delta, sono già attualmente preoccupanti, seppure il tasso di occupazione delle strutture sanitarie sia ancora sotto controllo. “Il vaccino non basterà ad arginare il virus. Grazie al Green Pass si arriverà all’80% per cento di copertura della popolazione, ma la restante parte rimarrà un serbatoio del virus”.
L’Italia, in tal senso, è indietro rispetto a paesi come la Gran Bretagna, dove oltre ad avere una copertura consistente in termini di immunità, vengono anche effettuati diecimila tamponi al giorno e sussiste un sistema di monitoraggio, tramite app di tracciamento, efficace. “Manca ancora un sistema simile a quello inglese o di Singapore o di Taiwan, fatto di digitalizzazione, tamponi, quarantena e tracciamento”, ha ribadito il virologo.
Andrea Crisanti, a tal proposito, manda un messaggio alla politica: “Ripensandoci ad agosto scorso avrei potuto spiegare meglio il piano di sorveglianza dei contagi per convincere il governo ad adottarlo”. Il rimpianto del professore di Microbiologia è di non essere riuscito a creare un dialogo con i vertici del Ministero della Salute. “Mi sono trovato davanti un muro di gomma, perché evidentemente ho sbagliato qualcosa. E poi ad aprile avrei potuto essere più articolato quando ho detto che era prematuro riaprire, per esempio avrei potuto suggerire di guardare meglio l’Inghilterra e aspettare”.
Crisanti e la terza dose di vaccino
Il virologo, inoltre, ai microfoni de La Stampa, ha chiarito alcuni dubbi in merito al vaccino contro il Covid-19. La terza dose sarà necessaria, innanzitutto per le persone appartenenti alle categorie fragili. Da comprendere, tuttavia, quando dovrà essere effettuata. “Nei guariti l’immunità dura almeno un anno, ma nei vaccinati è difficile capire perché dipende da persona a persona. Siamo tutti diversi geneticamente e la risposta immunitaria ne risente”, ha sottolineato Andrea Crisanti. Una nuova variante più pericolosa, inoltre, potrebbe costringere gli esperti a modificare i sieri attualmente a disposizione. “Non è mai accaduto all’umanità di vivere una situazione in cui tutti siamo coinvolti e ne studiamo giorno dopo giorno l’evoluzione”, ha concluso.