Il professor Andrea Crisanti in questi giorni è molto critico sui vaccini. Dopo l’allarme lanciato sulla durata dell’efficacia di quello sviluppato da Johnson & Johnson, smentito però dal presidente dell’Aifa Giorgio Palù, il microbiologo ha attaccato le cause farmaceutiche in generale. “Il problema non è vaccinare, ma tenere protette le persone. Se abbiamo vaccini che durano sei mesi, l’obiettivo non è vaccinare tot persone, ma fare vaccini migliori. Non è concepibile pensare di dare alla popolazione mondiale un vaccino che dà una protezione non duratura”, ha detto nel corso del suo intervento a Tagadà oggi su La7. Per quanto riguarda invece la situazione epidemica, ha ricordato che “ciò che dà la maggiore indicazione sulla diffusione della trasmissione è l’indice Rt, che non ha nulla a che vedere col numero dei tamponi, ma quello dei sintomatici. Quindi, visto che è stimato che la prossima arriverà a 1, vuol dire che comincia la curva esponenziale. Più è alto questo numero e più velocemente cresceranno i casi”.



Ma critico Andrea Crisanti è anche sul green pass: “Se fosse allineato alla durata del vaccino, avrebbe un impatto sul contagio. Ma dura un anno, mentre la protezione del vaccino dura sei mesi per la trasmissione”. A tal proposito il microbiologo ha evidenziato che “sicuramente i vaccinati sono più protetti dei non vaccinati di sviluppare sintomi gravi, perché c’è una protezione del 65-70% dopo sei mesi”.



CRISANTI SU GREEN PASS “SI PONE PROBLEMA LOGICO…”

D’altra parte, per Andrea Crisanti bisogna tener conto del fatto che “la protezione contro l’infezione si abbassa dal 95% al 40% dopo sei mesi”. Quindi, andrebbe allineato alla durata dell’efficacia dei vaccini, in questo modo diventerebbe una misura sanitaria, ma è concretamente difficile. “Se ad un certo punto si vuole protrarre il green pass, si pone un problema logico di non facile soluzione: che facciamo con chi non ha avuto la terza dose? Che facciamo, lo aumentiamo a 18 mesi? E allora che validità ha?”, i dubbi avanzati da Crisanti a Tagadà.



Non ne ha invece sulla sicurezza: “Sicuramente l’autorizzazione che ha avuto il vaccino Covid è diversa dalle approvazioni degli altri vaccini. Ma ora dopo 4 miliardi di dosi nella sostanza questo non è più un vaccino sperimentale”. E a chi teme effetti a lungo termine ha detto: “Sicuramente è vero che quando si comincia a vaccinare su larga scala bisogna tener conto degli effetti a lungo termine, ma vanno valutati su uno-due anni. Ma non è mai capitato che un vaccino abbia creato effetti collaterali a lungo termine, anche quando sono stati usati virus vivi, che sono più pericolosi, non frammenti come in questo caso”.