Andrea Crisanti è tornato a dire la sua sulle mascherine a seguito delle nuove norme introdotte dal Governo. Secondo queste ultime i dispositivi di protezione sono obbligatori esclusivamente a lavoro e a scuola. In ambienti chiusi come i negozi e i ristoranti, invece, sono soltanto consigliati. “Il discorso è semplice: le devono usare i fragili e coloro che li accudiscono”, ha detto il microbiologo dell’Università di Padova nel corso di un intervento a Un giorno da pecora, in onda su Rai Radio 1.
Per la popolazione comune, invece, non ha più senso indossare le mascherine. “A livello di riduzione dei contagi non hanno impatto: se la si mette al supermercato e poi nel resto della giornata non la indossa l’impatto è zero. A livello di popolazione ora è meglio non proteggersi, paradossalmente più ci proteggiamo e più allunghiamo il tempo da quando abbiamo fatto il vaccino, diventando più vulnerabili”, questa la sua teoria.
Crisanti su mascherine: “Le usino i fragili”. Sono utili o no?
Andrea Crisanti, intervistato da Giorgio Lauro e Francesca Fagnani nel corso della trasmissione Un giorno da pecora, in onda su Rai Radio 1, seppure abbia sottolineato la poca rilevanza che hanno ad oggi le mascherine, ha sottolineato che il vaccino contro il Covid-19 continua a dare i suoi effetti. “Non è assolutamente vero che chi ha ricevuto il siero adesso è più vulnerabile. Una persona vaccinata tendenzialmente si prende più rischi sociali di un non vaccinato, per cui i numeri derivano da questo. I vaccinati non sono protetti dal contagio ma dalle complicazioni serie della malattia”, ha ribadito l’esperto. “La protezione contro il contagio sarà del 20% o 30% è bassissima, ma al tempo stesso c’è una memoria immunitaria nei confronti delle forme gravi. Il problema è che i fragili, anche se vaccinati, rischiano”.
E sui dispositivi di protezione a lavoro e a scuola: “I datori e i presidi hanno il dovere di tutelare i dipendenti e gli alunni. Io tendo a non indossare più la mascherina all’aperto, mentre al chiuso la indosso ancora”, ha concluso.